Nord e Sud - anno V - n. 42 - maggio 1958

\ ' ridicolo in ,confronto di quello che resta da fare, onde sempre la con,creta realizzazione aippare angusta in confronto ddle visioni e dei sogni che si sono a lungo p.ortati dentro e che hanno -costituito la molla 'principale del vivere operan•do, onde sempre si ha la sensazione che il meglio, ciò che veramente valeva la pena di essere realizzato è restato nell'infinito impero dell'inespresso. Sono questi sentimenti e i confllitti morali e le sofferenze che ad essi si accompag11a110di solito (i quali considerati in altra prospettiva appariranno i dolori del parto della storia a venire) a far apparire l'istituzione fredda e scialba e inadatta ad esprimere tutta la ricchezza dell'umana politica e dell'umano fare. Sono essi sentimenti che inducono a dire che le istituzioni sono solo delle vuote forme, in cui l'uomo metterà di volta in volta il contenuto delle sue pa,ssioni. E-quando si è detto che la politica è il mome11to della forza si è voluto dire questo, appunto, che essa è il momento della passione verde e pura, dell'operatività e creatività primigenia, del disegno di realizzazione totale. ' Pure a noi sembra (ed ovviamente non è questo il luogo per analizzare le ragioni storiche della genesi di un tale concetto) che tale concetto della ,politica come momento della forza traduca imperfettamente un'esperienza storica: la politica non si esaurisce nella forza e la creazio11epolitica non •siesaurisce nella volontà di costruire. Oltre la volontà, c'è la cosa che si cost~uisce, l'istituzione. Poichè le istituzioni sono create dagli ·uomini, appunto, che vi mettono qualcosa che va oltre il loro storico transeunte pensiero, il loro storico transeunte ba,gaglio di esperienze aspirazioni teorizzazioni sogni e pregiudizi. Essi vi mettono il segno dell'universalità che è proprio della natura umana e il loro sudore, le loro lacrime, il loro sangue: le cose con cui si calcinano, cioè, le mura della libertà. [16] Bibloteca Gino Bianco ...

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