Nord e Sud - anno V - n. 42 - maggio 1958

non è più la nostra: noi sappiamo che le reazioni di difesa, le forze controbilancianti vanno stimolate, allo stesso modo (e il paragone non sembri paradossale) che gli investimenti non si indirizzano naturalmente nelle zone sottosviluppate e che per indirizzarveli occorre stimolarli. Ora una tale funzione di stimolo e di organizzazione non può essere che dello stato: è lo stato che deve riesaminare profondamente, nell'interesse di tutti, le sue proprie istituzioni e funzioni e regolarle, e ricostruirle se necessario, in modo che gli interessi che non sono difesi e le libertà che non sono protette o sono addirittura violate ricevano difesa e protezione e garanzie. Non basta scrivere nelle carte costituzionali delle dichiarazioni di principio; occorre prevedere le istituzioni che traducano in pratica quei principi che si sono solennemente dichiarati. E ne,ppure basta chiedere a gran voce (come, ad esempio, si vede fare in Italia) l'attuazione della costituzione: coloro che chiedono cose siffatte sono in realtà in arretrato sui problemi e sulle necessità effettive del paese e la costituzione è per essi soltanto un tema buono :per l'agitazione e la propaganda assiem~ a molti altri. Poichè se essi avessero per un momento soltanto riflettuto su quei problemi e su quelle necessità saprebbero benissimo che non di attuazione della costituzione si dovrebbe parlare, ma piuttosto di integrazione della carta costituzionale italiana: è assurdo, ad esempio, e questa rivista l'ha già ricordato più di una volta, che jn una società democratica moderna si abbiano dei partiti che funzionano come istituzioni e non vi sia uno statuto pubblico dei partiti stessi. È ovvio che un'affermazione come quella che s'è appena fatta, deHa necessità dell'intervento del pubblico potere per restaurare il sistema di · libertà e per colmare le lacune che in tale sistema si sono riscontrate, sia che gli squilibri derivino dall'inettitudine delle istituzioni politiche propriamente dette, sia che essi derivino dalle rivoluzioni economiche che si sono svolte negli ultimi cinquant'anni, solleverà molte dbiezioni. Ed è ovvio che vi saranno molti, soprattutto coloro che non esitano a proclamarsi gli unici difensori della libertà economica, i quali accuseranno di statolatria una siffatta concezione e· ricorderanno l'esperienza sovietica per mostrare come la soppressione della libertà economica si accompàgni alla scomparsa della libertà politica. Nel quale argomento v'è certamente una gran parte di verità: l'esperienza sovietica ha mostrato come la nazionalizzazione o, se più piace, la collettivizzazione dell'economia ha portato alla [12] Bibliotecaginobianco

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