Nord e Sud - anno V - n. 42 - maggio 1958

intuizione alla deficienza di documentazione libresca, confinati in angoli remoti e inaccessi 1 bili spuntano qua e là, chi fermandosi alla 1puraarcheologia, chi scantonando nella, a noi •congeniale, storia giuridica: figure quasi anacronistiche di dotti di provincia, che pur meravigliavano, per fa loro scienza epigrafica e per il lor.o perfetto latine loqui, i Mommsen, gli Schul~ e i Lenormant che percorrevano le nostre regioni, e trovava no dei maestri là dove pensavano incontrar dei selvaggi. Tali, insieme •co n il Ra-- cioppi e per citarne solo qualcuno, Francesco Nitti da Taranto e Lu ,dovico Pepe da Ostuni. Il valore storico del Racioppi, oltre alcuni saggi minori ma pur r agguardevoli sulla toponomastica della Basilicata, sulla geografia med ioevale, sugli statuti e le consuetudini di Napoli, Trani ed Amalfi, risulta in modo particolare da tre grandi opere: l'Antonio Genovesi, qui appresso ristampato dalla 11nicae rara edizione del 1871; la ,çtoria dei moti di Basilicata, che già ci ·avvenne di citare (1 a edizione del 1867, ristampa del 1909); e, in due poderosi volumij la no11invecchiata Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata (1889, e seconda ediz., 1902). Anche da ricordarsi, per la eq11animità dei git1dizi, il saggio su La spedizione di Carlo· Pisacane a Sapri (1863). Storico e moralista nello stesso temp.o, 1 per la sua prima qualità il Racioppi è da ammirarsi per la sagace utilizzazione ·delle fonti documentarie, per la precisione del quadro che traccia della vita di un popolo>nes sun elemento vitale sfuggendogli, per la cautela 11eigit1dizi anche quando , cittadino e uomo di parte, non sa sfuggire al tono polemico, sempre - del resto - giustificato. Per l'altra sua qt1alità di ·moralista, le sue idee , i suoi princìpi, la sua fede nell'umano •progresso, e quel calmo amor patri o (stile dei tempi); che tutto lo invade, non sono mai in contrasto con la sua obiettività di narratore di storie e, come nel caso del Genovesi, di bi ografo. Vedrai come egli, quasi fisicamente innamorato del grande cittad ino di cui racconta la vita ed espone la dottrina, non cada mai nell'a1 pologi3 e nell'elegia, non si lascia mai traviare dall'entusiasmo, non ad1operi mai, ad esaltazione, quella che il Genovesi stesso chia,mava << .perizia declamatoria». Vedrai, ,per converso, com'egli, ,pacatamente ragionandovi, mentre da una parte magnifica l'alta coscienza morale, la vita immacola ta e la grande opera innovatrice dell'abate salernitano, dall'altro non man chi di dimostrare i punti deboli della sua dottrina così economica come fil osofica, [98] Bibloteca Gino Bianco

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