Nord e Sud - anno V - n. 41 - aprile 1958

I avanzata della sinistra socialcomunista, segnava il limite della loro espansione . . . dire di no alle destre sul piano programmatico, come già con il governo Scelba si era detto di no sul piano parlamentare, significava bloccare la espansione del frontismo comunista ed offrire la possi·bilità ai fermenti del mon.d.o socialista di trovare le vie di una loro reale autonomia dalla soggezione comunista». Era, come si vede, e come lo stesso avvocato Morlino, uno dei più intelligenti collaboratori di Colombo, ha riconosciuto (4 ), una traduzione in termini meridionalistici delle direttive degasperiane, t1n'indicazione democratica per il ·partito nell'Italia me~idionale, il rifiuto delle suggestioni conservatrici e trasformistiche. Il processo di ricambio nei quadri del ·partito che si verificò nella Democrazia Cristiana, dopo Na,poli, passò quasi inavvertito in Basi-- licata, cl.ovea1 lmeno in provincia di Potenza, il mutamento delle dirigenze era già avvenuto da tempo. La linea << centrista >>del gruppo Colombo, tradotta sul piano regionale, comportava una riaffermazicne della fedeltà alle alleanze democratiche. Naturalmente tali direttive non potevano attuarsi senza contrasti, senza provocare malumori e dissidenze; tuttavia il grup,po Colom·bo continuò a rafforzarsi, anche per l'immissione nei posti direttivi di elementi nuovi, provenienti dai quadri giovanili. Non va dimenticato i11fatti che l'apporto di questi ultimi fu decisivo per la ev.oluzione del gruppo dirigente lucano della Democrazia Cristiana, sia sul pia.no del consolidamento organizzativo, sia sull'altro, ,ben più importante, dell'accettazione di una piattaforma democratica e meridionalista; i numerosi convegni di studio sulla riforma_ agraria, sulla disoc. cupazione, sulla politica per· le aree depresse, organizzati e diretti in Basilicata da Morlino, Malfatti e Ciccardini, col patrocinio di Segni e Colom:bo, denunziano un serio sforz.o dei giovani democristiani di inserirsi nella tradizione del meridionalismo democratico. Ma anche questa azipne trovava dei limiti, sia, come abbiamo già ricordato per il periodo 1948-52, nell'ambiente, sia nelle residue posizioni conservatrici e clientelari assorbite nel partito, sia infine nello stesso « nuovo corso>>fanfaniano. Dopo il '52 infatti lo sforzo della segreteria nazionale della D.C. nel Mezzogiorno è volto quasi esclusivamente alla creazione e al rafforzamento delle << infrastrutture» politiche; da Roma ( 4 ) In una lettera a Basilicata, 2 Marzo 1958. [96] Bibloteca Gino Bianco

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