Nord e Sud - anno V - n. 41 - aprile 1958

mediocre provincialismo, alcuni artisti meridionali ebbero la ventura di poter andare a Parigi - Gemito, Morelli, Mancini, Del Bono; e un DeNittis fu a contatto oltre che con gli Impressionisti anche con i Macchiaier li - ma essi non seppero intendere la lezione della nuova plastica e la svolta di gusto che si a11davadeterminando, rimasero fedeli ai limiti sentimentali e angusti del loro mondo merjdionale, con una tendenza a rinchiudersi più che ad ampliare i propri orizzonti. E infine anche oggi, se il Mezzogiorno, per la letteratura, la storia, gli studi politici e sociali, giuridici e fìlosofìci, attinge dopo tutto sufficientemente e con strati non esigui di individui, alla cultura del nostro tempo, per quanto riguarda la pittura, la scultura e le arti decorative, presenta un livello generale assai basso, un contributo generalmente non essenziale. In effetti data la situazione che taglia fuori dalla storia, gli artisti più dotati e sensibili, appena possono, emigrano al nord, a Roma, a Milano o altrove, trovando un terreno più fertile alle loro esperienze e un'atmosfera in cui inserirsi; il siciliano Guttuso, il ceramista campano Guido Gambone, l'abruzzese Nino Caffé, il pugliese Domenico Cantatore, sono alcuni nomi tra i molti che si .possono fare. Un esodo non certo culturalmente produttivo ·per le arti del Mezzogiorno, e assai analogo a quel ,depauperamento <lelle forze migliori che si avverte nel campo del lavoro e dell'economia. Se pensiamo semplicemente alla con·dizione generale nella quale vive l'artista meridionale - che non è quella della normale incomprensione del pubblico, dovuta alla novità del linguaggio e all'inassuefazione a determinati concetti - ma deriva da una ben più triste situazione di assenza e <lisinteresse, di mancanza di una tensione spirituale viva e di una problematica agganciata alle fasi concrete dell'esistenza - potremo ben comprendere quanto sia profondo e difficile il problema di una rinascita dell'arte e della cultura artistica nel sud. A Milano o a Venezia, a Roma come a Firenze, ci si può sentire contemporanei di Picasso o di Chagall, si può immaginare che un Arp o un. Moore nello stesso momento in cui stiamo pensando stanno lavorando, e ci si 1 può sentire in una sottile comunione spirituale - a Palermo, a Bari, o a Napoli, questo non lo si può. Ci si sente irrimediabilmente tagliati fuori. Nel 1951 venne presentata a Milano_, alla Galleria Bompiani, una mostra del << Premio Taranto 1950 >> tenuto in quella città. Si parlò allora di di- [70] Bibloteca Gino Bianco

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