1na si rovesciarono: lo scrittore fu tutto e le cose che egli diceva o non diceva .quasi nulla. Le immagini tennero vece dei ragionamenti, le impressioni valsero più della logica. Se gli piaceva, il giornalista-letterato poteva andare al Polo, all'Equatore o sulla Luna soltanto per raccontarci, una settimana do·po r altra, per colonne e colonne, le reazioni della sua epidermide o della sua retina a quelle latitudini. Nelle corrispondenze di viaggio, tutto o quasi tt1tto potè ridursi a fatto personale. E se qualcuno sapeva scegliere e trattare il fatto personale come avviso e anticipo di una realtà maggiore, i più, i più giovani e disarmati, finiron·o per darci un giornalismo tutto di impressione e di tavolozza ». La situazione, oggi, è in parte ancora mutata, specie per la stampa del Nord e del Centro; ma anche negli stessi quotidiani settentrionali i tratti .caratteristici della terza pagina sono quanto mai vari da zona a zona, mentre gli articoli dell' <<inviato speciale >>presentano differenze notevoli di qualità e di stile da giornale a giornale. Da un lato cioè (e questo vale per alcuni grandi quotidiani) si nota un serio impegno a rinnovare il <<genere», pur rimanendo nello schema tradizionale del reportage, soprattutto co11nuove trovate e con una atte1ìta cura, da parte degli organi responsabili del giornale, nella scelta degli argomenti che devono risultare interessanti e tempestivi. Ciò giustifica la sopravvivenza, sia pure palesemente forzata, di questo tipo di <<servizio>>(si vedano, in proposito, gli articoli di Montanelli e di Adelfì, tanto per citare degli <<inviati speciali » adeguatisi, nel tono e nello stile, alme110 in parte, alle nùove esigenze). D'altro .canto, nel classico materiale a clichés delle terze pagine di certi quotidiani del Nord (Il Secolo XIX, di Genova, o L'Avvenire d'Italia di Bologna, ad esempio) o dei citati fogli di informazione romani, i pezzi di bravura più o meno grossolana (e cioè i soliti <<servizi >>dei corrispondenti dall'estero, che vanno in terza pagina anzichè in prima perchè di scarso interesse immediato, sforniti di quel minimo di attrattive che una presentazione diversa, e certe volte anche una differente impaginazione, avrebbero potuto conferire) continuano ad alternarsi con la più gratuita, noiosa e strana aneddotica che si sia avuto occasione di leggere, non diciamo sui quoti-- dia~i, ma neppure su riviste, settimanali e altre pubblicazioni a più lunga scadenza e di più vari interessi (e citiamo, fra tanti, i <<pezzi >>su <<Il torneo di matematica fra i dotti del '500 >>,e su <<Milano nel 1631 >>,apparsi sul Giornale d'Italia). [59] Bibloteca Gino Bianco
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