duzione locale, poichè altrove s'è prodotto meglio, ed i progettisti erano posti in condizioni quasi uguali alle nostre. Pertanto, a parte quelle opere tutt'altro che ingenue, che rispondono perfettamente al brutale affarismo di certa iniziativa privata, ci pare che il 1nale più diffuso nelle opere di molti fra noi, presenti alla mostra, sia il formalismo; del quale accettiamo la definizione dell'amico De Carlo: « for"' malismo non è la cattiva forma, ma la sintesi di tutti gli aspetti della mistificazione, che si consuma oggi sotto la generica sigla di architettura moJ derna ». Questo difetto nasce dal mancato approfondim-ento del linguaggio 1noderno, giunto a noi in ritardo, e privo di quegli elementi etici e culturali,, che ne costituiscono la vitalità. Al formalismo ci ha indotto la ricerca individuale, con la quale credevamo in buona 'fede di poter risolvere le complesse· e varie esigenze, che la società italiana del dopoguerra poneva. A protrarre questo errore può portare una considerazione ottimistica. secondo la quale, fra noi, esistono almeno quanti sono necessari a salvare il buon nome della categoria e che in fondo il livello qualitativo delle nostre opere equivale a quello delle altre regioni. Ciò è inesatto, perchè altrove si produce meglio, non solo per un più alto livello generale, non solo per la:. presenza di personalità più significative, ma anche perchè dette personalità si sono inserite nei vari organismi culturali, che proprio in quelle regioni sorgevano. Dovremmo, a nost,ro avviso, aderire, ed attivame·nte, agli enti di cultura esistenti e, se necessario, crearne degli altri, più adatti a noi, entro· i quali promuovere un colloquio estendibile ad altre categorie professionali per assumere più decisamente le nostre responsabilità nei riguardi dei problemi cittadinj. RENATO DE Fusco Liberalizzazione e moralizzazione Si deve purtroppo riconoscere che gli osservatori politici dei più autorevoli giornali, quotidiani e settimanali, si sono abbandonati a interpreta• zioni molto superficiali, e qualche volta tendenziose, delle vicende che hanno portato allo scioglimento del Consiglio Comunale di Napoli. Il Corriere della Sera~ per esempio, ha pubblicato un deplorevole arti-- colo di Panfilo Gentile. Ivi si parlava di Napoli come di una nazione nella. nazione, con gli intangibili suoi idoli (eletti « per qualità personali di ingegno, di dottrina, di cuore ») e comunque inetta a crescere anche politica•- mente come una delle tante città italiane (che è poi la nostra legittima aspirazione di napoletani civili). Poco da eccepire su Lauro e sui suoi sistemi,. [SO] BiblotecaGino Bianco
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