Nord e Sud - anno V - n. 41 - aprile 1958

Zevi-L'Espresso a. IV n. 2 e R. Pane-Il Mondo a. X n. 5) ha rilevato d'altra parte il mancato criterio selettivo nella scelta delle opere e l'inopportunità .della sede; e questi difetti erano alla base della manifestazione, che non si proponeva altro fine, se non quello d'esere un raduno di ex allievi. In ogni caso è bene che una manifestazione ci sia stata, perchè ci offre .almeno la possibilità di tentare un incontro in riferimento alla situazione ·nella quale operiamo. Esiste senza dubbio una responsabilità collettiva nei riguardi di quanto :Sta accadendo nella nostra città, che fatalmente accomuna i professionisti :Seriamente impegnati agli altri; e non è sufficiente a giustifiicarci la man- (:anza di un Piano Regolatore. Il problema è generale e particolare al tempo :Stesso: generale, in quanto la inefficienza della produzione edilizia non è iehe un aspetto di più vaste condizioni negative; particolare, in quanto la· :stessa inefficienza è frutto spesso di mancato impegno morale. La rassegna ha presentato una vasta serie di esempi, dall'edificio neo- ,classico semplificato del professionista operante nel piccolo centro di provincia, al fabbricato multipiano aderente alle raffinate esigenze della cultura più meccanicamente progressista. Inoltre si son potute rivedere le opere ormai classiche realizzate alla Mostra d'Oltremare, e i documenti della più re- .cente attività del dopoguerra, che ha coinciso coll'inserirsi nella vita profes- ·.sionale degli architetti appartenenti alle ultime generazioni. Data l'intensa -0perosità di quest'ultimi, ci soffermeremo prevalentemente sulle loro opere. E' evidente negli architetti delle nuove generazioni, uno sforzo di agganciamento alle diverse tendenze di linguaggio della cultura architettonica internazionale, ma non è riscontrabile in tale ricerca un comune indirizzo, atto a qualificare una nostra posizione culturale. La mancanza di interessi ,comuni è più palese nell'opera di quelli che, naturaln1ente dotati, sono indotti pertanto a sorvolare su qualunque dubbio critico; la loro ricerca si .-svolge in maniera individualistica, mutevole, disorientata. Essa ci sembra molto spesso contrastare coi dati reali dei problemi che più frequentemente .ci pone la pratica professionale: quello dell'iniziativa privata e quello dei .quartieri o dell'edilizia sovvenzionata. Di fronte al programma edilizio della speculazione, la posizione estetiz- _zante di alcuni fra noi pecca almeno d'ingenuità. Lo stesso estetismo nei .confronti dell'edilizia popolare, oltre ad essere inutile, risulta anche dannoso. Jnfatti, questi sforzi isolati (che non diventano collettivi sol perchè si redige un progetto in gruppo) riescono al massimo a produrre un paramento de- ~orativo, e non una struttura edilizia; a realizzare delle facciate, ma non .dei quartieri. In questo settore siamo particolarmente responsabili della scadente pro- [49] Bibloteca Gino Bianco \

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==