complesso di fuoco di 110n molto superiore a quello dei greci >. Egli pertanto non ammetteva alcuna superiorità d'armamento del nemico). Altre curiose inesattezze si riscontrano laddove si legge - a proposito della prima controffensiva Rommel - che « travolti dall'impeto italo-tedesco, gli inglesi perdono in due settimane quanto hanno conquistato in quattro n1esi ». Si è appreso, qualche pagina indietro, che l'offensiva britannica si arrestò ad El Agheila, alcuni giorni dopo la conquista di Bengasi (avvenuta il 6 febbraio 1941). Poichè questa offensiva era cominciata il 9 dicembre 1940, ci pare inconfutabile che quello che gli inglesi riuscirono a conquistare lo conquistarono nel tempo di due e non di quattro mesi. È un piccolo errore che potrebbe passare inosservato, se non si accompagnasse agli altri sbagli e<l allo spirito fazioso che abbiamo rilevato. F, potremmo continuare nell'elenco di queste deformazioni, senza peraltro aggiungere nulla di nuovo alle . . . . ' . 1mpress1on1 g1a ricevute. Diversa ispirazione mostra il documentario di Epoca, dal titolo significativo di « Uomini in guerra»: il sentimento predominante è quello di umana pietà per la sventura che ha colpito gli uomini trascinandoli in un conflitto che ha superato ogni più audace e più tragica fantasia. A questo generale sentimento si accompagna una esatta ed obiettiva documentazione, ed un pacato, ma fermo giudizio circa « le colpe > delle nazioni scese in guerra. Si riconferma in sostanza, in questo documentario, la cifra stilistica , I e di contenuto, civile e democratica, propria di questa rivista. La scelta delle fotografie è fatta con attenzione, per modo che pochissime di esse possono dirsi non inedite; il commento delle foto, oltre che a sapienti didascalie, è affidato a introduzioni siglate da scrittori e giornalisti di grande fama, da Montanelli a Buzzati, da Rigoni Stern a Dos Passos, e ad altri ancora dello stesso livello. Il conflitto è ricordato in tutta la sua ampiezza; la narrazione e la documentazione è divisa per settori (dall'Europa all'Estremo Oriente, all'Africa). La superiorità tecnica del documentario di Epoca rispetto a quello di Gente è poi, obiettivamente, superiorità qualitativa: manca in esso ogni traccia di faziosità e di retorica. Una didascalia posta ai piedi della foto che mostra i difensori francesi mentre escono dal forte di Traversette, avverte che quei soldati, arresisi, sfilando, « guardano con odio e disprezzo i loro vincitori ». È una informazione pacata, che tuttavia riconosce ragione alla collera del vinto e, implicitamente, condanna l'aggressione e il relativo movente. Per Epoca i' giorni della guerra alla Francia restano, come avverte il titolo dedicato a quell'episodio, « Tredici giorni senza gloria». Dalle parole di Dino Buzzati, corrispondente di guerra a bordo delle navi, si apprendono, inoltre, serene verità circa l'esito delle battaglie di mare (la distruzione della . squadriglia Margottini, il disastro notturno di Taranto, la débacle notturna [41] Bibloteca Gino Bianco
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