Nord e Sud - anno V - n. 41 - aprile 1958

concentrando gli sforzi sul miglioramento degli allevamenti animali, è possi,bile prospettare ordinamenti agrari soddisfacenti. I loro redditi, pur restando modesti se riferiti ad unità di superficie, possono diventare discreti, se riferiti ad abitante, certo tali da consentire una esistenza a livelli civili, qualora la popolazione agricola di queste zone si ridurrà - per indicarne l'ordine di grandezza - a un terz~ di quella attuale. J_ Negli anni dei quali discorriamo, questa contraddizione è apparsa ogni giorno più evidente, eppure rispetto ad essa siamo rimasti tutti, per così dire, interdetti e indecisi, quando addirittura non ab1 biamo tentato di dimenticarla o di negarla. Come ci dovremo comportare nei suoi riguardi in avvenire? A questa don1anda dob,biamo dare una risposta chiara, ma • è evidente che per darla dobbiamo ripensare tutti i problemi che vi sono • connessi. Anche nei riguardi dell'altro fondamentale aspetto della realtà agricola meridionale, ossia nei riguardi dei caratteri, delle tendenze evolutive e della problematica interna delle strutture fondiarie e sociali, la esatta conoscenza è in questi anni notevolmente progredita e consente di indicare conclusioni assai precise. Sviluppatasi dovunque nelle forme corrispondenti alla prevalenza della proprieta ·borghese e non contadina delle terre, la struttura dei rapporti sociali e produttivi in agricoltura è an,data soggetta ad una graduale tra- . sformazione. Per effetto di questa la proprietà borghese è venuta progressivamente !perdendo - salvo che in poche zone e in isolati casi - ogni reale funzione prodt1ttiva ed l1a asst1nto sempre più esplicitamente i caratteri di proprietà redditiera' che aveva solo in parte ali' origine. All'inverso l'impresa contadina, malgrado la sua persistente precarietà e instabilità, ha sempre più largamente assunto la responsabilità della produzione. La inconfutabilità di questo giudizio risulta dai dati ormai disponibili e dalla obiettiva valutazio·ne dei rapporti contrattuali cui essi si riferiscono. Dalla complessiva superficie lavora,bile (prescindendo, cioè, dai pascoli e dai boschi), la proprietà coltivatrice occupava dieci anni or sono (2 ) il 39,1 ( 2 ) lsTITUTo NAZIONALE DI ECONOMIAGRARIA, I tipi di impresa nell'agricoltura italiana, a cura di Giuseppe Medici, Roma, 1949. I dati di questa indagine si riferi~ scono al 1947. Essi si trovano elaborati per zone agrarie omogenee nel mio studio: Problemi del lavoro in agricoltura nel 1950, ora ripubblicato nel volume: MANLIO [14] Bibloteca Gino Bianco

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