Nord e Sud - anno V - n. 41 - aprile 1958

alle loro intenzioni, e con l'accentuare i contrasti esistenti nel paese (v. a pp. 6368 le critiche calzanti sul ritiro della delegazione italiana e sul ritorno ritardato a Versailles). Nel suo complesso la situazione, così come vien presentata con precisione e finezza da S. e M., non si prestava dunque . . . . ' ' a prospettive 1ncoragg1ant1; v erano pero indubbiamente un fervore, pur scomposto; un'intensità di passioni disordinate, nemmeno lontanamente paragonabili alla n1orta gora di poi. Anche questo dovrebbe render cauti di fronte ad ogni semplificazione del problema delle origini del fascismo. Le divisioni persistenti nel paese appaiono ben lontane da ogni superficiale faziosità, così come non sono riducibili ad un monotono contrasto tra <<reazione» e forze popolari: si sente, s'avverte continuamente, nella ricostruzione fatta da S. e M., che esse sono intimamente legate alla prova durissima sostenuta dalla nazione. Il contrasto d'ideali e di valutazioni politiche che si ebbe allora in Italia risulta serio e profondo, ed investe non solo tutta la situazione interna, ma anche quella europea. Il discorso politico, interrotto dalla guerra, riprende con un'ampiezza inconsueta; manca piuttosto il senso dell'equilibrio, l'adeguamento alla realtà. Non ci si rende conto dell'evoluzione sociale così contrastata. Il vecchio e il nuovo si mescolano malamente: le tradizioni .finiscono con il pesare in senso negativo, invece di dar vigore e stabilità; le aspirazioni ad un rinnovamento radicale si mostrano troppo spesso scisse dalla storia. Quest~ aspetto più generale, etico-politico, che solo può dare una spiegazione persusiva del suecessivo svolgersi degli avvenimenti, l)(?n è però trattato ex-professo, come già si è accennato, nell'opera di S. e M. Il limite della <<storiapolitica » si fa qui sentire particolarmente, anche se l'analisi acuta e penetrante porta ugualmente ad accenni importanti e indicativi. La reciproca influenza fra il nazionalismo e il massimalismo di sinistra è colta con finezza: il primo, insistendo nel suo vacuo realismo e nella tesi che la guerra era stata uno scontro fra opposti imperialismi, finiva proprio con il rendere del tutto plausibile il neutralismo socialista e la sua polemica intransigente (v. spec. pp. 1718). Il nazionalismo, come tendenza, era del resto assai diffuso, e cooperavano a questo fine motivi spesso diversi; la stessa cultura politica non riusciva a liberarsene con piena chiarezza concettuale: alla rivista Politica, notano S. e M., potevano collaborare così Rocco e Coppola, Tittoni, Gentile Croce (p. 18). Analoghe incertezze la cultura politica rivelava rispetto al problema del riformismo; più che inclinazione di singoli uomini, esso appare, nel quadro· complessivo, come lo indice di un'insufficienza assai diffusa rispetto ai criteri dell'azione politica; ed è molto acuta per questo l'indicazione, a prima vista paradossale, di alcune affinità tra Sturzo e Salvemini (v. p. 24, e poi p.- 34). V'era insomma un'evoluzione contrastata e faticosa, spesso confusa, nelle ideologie politiche, che è ingiusto dimenticare, anche perchè essa offre la prova più evidente che la triste esperienza del fascismo non è sopraggiunta a caso, e non è passata invano. Da questo punto di vista meglio si scopre perciò il senso dello svolgimento storico. La discus- [117] Bibloteca Gino Bianco -- •

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