Nord e Sud - anno V - n. 41 - aprile 1958

. pre: propenso a condividere programmi sociali avanzati, ma via via sempre più ostile al socialismo, anche « democratico >>; incline all'ordine, ma avverso allo << stato borghese» e ai << vecchi liberalismi settari» (v. spec. p. 195). Gli elementi di progresso ch'esso pur portava, risultavano privi d'efficacia: l'ultimo colpo era dato alle possibilità di costituire entro gli schemi tradizionali una solida maggioranza di governo, con tendenze di sinistra, senza che si aprissero per questo nuove prospettive favorevoli. Gli altri partiti, dal canto loro, non sapevano valutare adeguatamente la novità rappresentata dall'ingresso nella vita politica di un partito di cattolici; (irrigidivano anzi su posizioni sorpassate. Anche l'associazione dei combattenti, che era un'altra grossa novità dell'Italia del dopoguerra, non riuscì del resto a favorire quella stabilità politica, pur relativa, ch'era così necessaria. Impedivano questo risultato le sue correnti contrapposte, a tendenza democratica o nazionalista, e la fedeltà a formule interventiste ormai superate che s'espresse nell' opposizione ai governi sia di Nitti sia di Giolitti. Ma soprattutto il movimento dei combattenti fu il segno pericoloso di una frattura che durava, fra la vita civile e la vita politica: da qui nacque la polemica contro tutti i partiti, che implicava già per taluni la soluzione del << partito unico» (v. per questo le giuste osservazioni a p. 22). I partiti, i gruppi, le associazioni agivano poi in una situazione sociale assai torbida ed agitata, che rendeva ancor più scoperte le loro deficienze. Le condizioni economiche non solo erano gravi, ma si presentavano radicalmente mutate rispetto all'anteguerra. S. e M. reagiscono efficacemente alle semplicistiche considerazioni sull'inevitabilità dell'economia di guerra, e dei fenomeni collegati, e mostrano bene quale particolare estensione avessero raggi unto in Italia le speculazioni, i sovraprofitti, le concentrazioni monopolistiche con il connesso assalto alle banche (v. spec. p. 35 e, in genere, pp. 36-41). Altre contraddizioni, difficili da sanare, nascevano fra gli stessi contadini ed operai che avevano goduto di larghi guadagni durante la guerra, e le esigenze dei reduci. La questione della riforma agraria premeva, senza che nessun partìto avesse un'idea di come affrontarla. L'inflazione intanto, non malvista da alcuni grossi gruppi industriali, peggiorava assai la condizione delle classi medie. Un buon avvio per uscire daila crisi eh' era economica e sociale sì, ma soprattutto politica sarebbe stata forse la convocazione di un'assemblea costituente: era questa un'idea politica di valore generale, tale da costituire un elemento nuovo e insieme un punto di riferimento stabile per il paese. Su questa base anche il sorgere d'una concentrazione democratica sarebbe stato più agevole. L'idea, variamente ripresa, fu invece lasciata cadere: oltre agli interessi conservatori più o meno mascherati, fecero ostacolo paradossalmente confusi il massimalismo socialista e l'atteggiamento << riformista » (v. spec. p. 24). Come eventuale punto di forza restava in conclusione solo l'azione del governo, che invece fu impari al compito; Orlando e Sonnino con la loro condotta durante la conferenza di Versailles finirono anzi con lo stimolare la corrente nazionalista, in modo certo superiore [116] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==