affrettati e poveri di senso storico molti giudizi correnti. Il libro riesce a rendere il fittissimo intreccio di motivi, vecchi e nuovi, che si ebbe allora, mentre tutte le ~onseguenze degli anni di guerra si facevano immancabilmente sentire e si veniva formando una situazione assai difficile e con contrapposizioni tali da rendere estremamente ardua una loro soddisfacente composizione. Mancava inoltre (ed è questo un aspetto su cui il libro non si sofferma abbastanza) la consapevolezza ne• cessaria; le tradizioni d'anteguerra, politiche, morali, giuridiche, di costume, offrivano poche risorse di fronte ai mutamenti sopraggiunti. Ugualmente, nella esposizione dei fatti, S. e M. non incli-- . nano al pessimismo; si sottraggono ad un facile determinismo, e sono attenti piuttosto a sottolineare le varie << possibilità » d'un'evoluzione democratica e il loro progressivo attenuarsi. Un simile proce~imento, efficace e più aderente alla realtà storica, sembra del resto caratteristico del Salvatorelli, e ridà al corso degli avvenimenti il suo valore drammatico (v. ad es. il modo in cui egli tratta il problema delle origini della prima guerra mondiale, • reagendo alla tesi dell'inevitabilità del conflitto, in << Questioni di storia contemporanea », uneamenti_ di politica internazionale, vol. I, Milano 1952). L'equilibrio politico dell'Italia del '19 risulta certo gravemente compromesso sin dall'inizio: alla prima rottura fra democrazia liberale e socialismo, durante la lotta pro e contro l'entrata in guerra, un'altra se ne aggiunge, che divide gli stessi interventisti: da un lato stanno i democratici << rinunciatari » seguaci di Bissolati, dall'altra i nazionalisti << dalmatici ». La polemica che ne seguì ebbe il risultato di compromettere ulteriormente la formazione di una maggioranza stabile che si basasse su intenti comuni e su sentite convergenze tra i partiti, e fosse realmente aperta alle esigenze popolari che si andavano rivelando con crescente intensità. Non si rafforzò per questo il campo del!' opposizione democratica, resa. impossibile dal massimalismo dei socialisti; e vani dovevano riuscire i tentativi di Bissolati, presto interrotti dalla morte, di creare una nuova forza dall'intesa tra socialriformisti, radicali e combattenti. La vecchia polemica tra interventisti e neutralisti continuava intanto • e s'esasperava. La pubblicazione dell'inchiesta su Caporetto poteva favorire, come bene osservano S. e M. (pp. 89-92), la concordia nazionale. Essa rilevava vari errori nella condotta tecnica e militare della guerra, ma proprio così rivalutava il . complesso dell'esercito e del popolo italiano, e_liberava dal sospetto di tradimento neutralisti, socialisti e giolittiani. Nella atmsofera generale fu invece la causa di . ' . . accuse sempre p1u aspre, 1n cui ognuna delle parti rivendicava la coerenza assoluta della propria posizione. Nessun co11tributo positivo per sanare questa divisione, così pericolosa per la nazione, portò il nuovo partito popolare, con la sua pretesa di sottrarsi alla responsabilità della guerra, pur apprezzando << i frutti legittimi ed auspicati della vittoria ». Era una posizione ambigua, utile forse al partito, ma solo ad esso. La stessa ambiguità sostanziale rispetto alla situazione politica concreta il partito popolare mostrò sem- [115] Bibloteca.Gino Bianco
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