antimetafisico e tenta la « costruzione di una metodologia puramente scientifica per evitare l'impasse del sistema ». Ma ecco, effetto inevitabile di una astratta e astorica impostazione, risorgere dal cimitero delle formule logiche lo spettro .del Mistero, del Trascendente, come avviene al Wittgenstein a conciusione del Tractatus (p. 66). Ed è altresì opportuno ricordare quell'atmosfera conservatrice nella quale si sviluppò il movimento, messa in luce recentemente sulle pagine di Nord e Sud da Tullio De Mauro. Potrebbe qui esser sorto un equivoco: :aver considerato il discorso di Franchini .come una difesa di ufficio della testa di turco della filosofia contemporanea, i'idealismo. Fin dal suo primo volume, · Espen:enza dello stori·cismo, egli teneva a distinguere chiaramente la sua posizione di un rigoroso e conseguente storicismo d'ispirazione crociana da quella idealistica. Oggi, Franchini sembra addirittura parlare di una irreducibile opposizione esistente fra esse. E non come situazione venutasi a creare per effetto di un interno differenziamento, bensì per una originaria diversità costitutiva. <<La metodologia storicistica sorge del tutto autonoma rispetto ai grandi sistemi dell'idealismo tedesco, che entra solo come una componente, forse nemmeno essenziale e più spesso come una forza di disturbo ... » (p. 59). Tale rigida e non equivoca impostazione è quella che gli consente di vivere e di proseguire l'esperienza storicistica lungo una direzione rigorosamente metòdologica, e si tratta, come è chiaro, di una metodologia non astrat_ta dalla storia, polivalente e perciò sterile, com'è quella del neopositivismo, ma radicata nella storia, che la condiziona e n~è insieme condizionata. Il significato del1, opera del Croce, può egli allora dirci, <<consiste... nell'avere essa trasformata la riflessione sulla storia [e si veda qui in proposito il lungo scritto, già apparso su Criterio, <<La Filosofia della Storia »] in riflessione mediante la storia, e conseguentemente identificata in teoria e neila pratica della ricerca, filosofia e storiografia » (p. 96). È questa dunque la via che Franchini continua a percorrere. La ricca messe di recensioni che costituisce la seconda parte del volume appare, da questa prospettiva, non come una giustapposizione, bensì come una verificazione z·n re, e perciò una particolare prosecuzione di discorsi più generali. 1'1a ancora un'altra precisazione ci pare necessaria: la sottile e pervicace opera di notomizzazione dei testi heideggeriani non sta a testimoniare sordità od ostilità verso i problemi proprio della filosofia dell'Esistenza; è solo un rigoroso rifiuto di quelle soluzioni che ne nullificano le esigenze più vitali. Quelle che il Franchini, in uno dei più interessanti saggi del volume, <<L'esistenza nel pensiero di Croce », mostra come presenti e operanti nella fase più matura della stessa filosofia crociana. È un saggio che meriterebbe una ulteriore espansione, tanto ci pare ricco di stimolanti <<paralleli». E si vuol qui solo r~cordare la suggestiva analogia della celebre pagina crociana <<Sulla morte di una per~ona cara » dei Frammenti di et,:ca con una, forse non meno bella, dello Jaspers. Ma soprattutto ci interessa quella ricostruzio- [113] Bibloteca Gino Bianco
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