tesi, o sugli esami, o certi ragionamenti che si ascoltano durante gli esami medesi1ni, sono rivelatori di un mondo arcaico e favoloso, dove il libro, il libro di cultura viva, il libro del grande maestro del pensiero o dell'arte o della storiografia d'oggi è sconosciuto; regna in sua vece il manuale, il bisunto e sovente mediocre manuale su cui lo studente dell'Istituto Magistrale ha sudato anni prima per strappare il diploma di abilitazione: nel migliore dei casi - cioè, nel caso dei più diligenti - il mondo della cultura d'oggi giunge alla mente e alla coscienza del giovane - ormai uomo - dimensionato negli schemi espositivi, e spesso approssimativi, concepiti per i giovanissimi. Dai colloqui balza fuori altresì una « realtà italiana» ben diversa da quella retoricamente ottimistica di cui ci si può compiacere ascoltando la radio o sfogliando i rotocalchi. I quadri più frequenti sono: il paesello sperduto sull'Appennino calabrese o lucano, senz'acqua potabile nè fognature, ove un'unica copia di un quotidiano arriva con due gior11idi ritardo; e il maestro inviato ad insegnare là dove l'aula scolastica è « adattata » in una stalla; nel fondo, la mancanza assoluta di reazioni nel parlare di questa realtà vissuta ogni giorno da quando si è nati, e ormai accettata come un elemento della natura. Dagli esami, non appena si esca dal campicello delle dispense, ecco balzar fuori altri elementi di questa « realtà italiana »: l'esaminatore vuole aiutare il candidato a ricordare qualcosa della passata politica coloniale dei paesi europei, e accenna perciò a clamorose vicende coloniali degli ultimissimi tempi; e subito il candidato, maestro di ruolo, interrompe dicendo che lui non legge i gz·ornaliperchè non ha tempo; l'esaminatore formula una domanda sui grandi partiti politici dell'epoca moderna, e l'interpellato cortesemente precisa, col tono di chi vanti una benemerenza, che lui non si interessa di politica. Per chi è non ancora del tt1tto indifferente alla vita morale della società, per chi guarda alla vita della scuola e della cultura con la coscienza del cittadino, e non col rassegnato tecnicismo del mestierante di declinazioni o di genealogie, questi fatti, anche concedendo che siano casi-limite, preoccupano non poco. Questi uomini che, non solo a Salerno, inseguono il miraggio del diploma o del dottorato limitandosi a ritenere (salve sempre le eccezioni) nozioni senz'anima, sono già la classe docente dell'Italia nuova; sono già maestri in piccoli e grandi comuni, potranno essere domani direttori didattici o professori di scuole medie. Sì che, se non si vuole che la [701 Bibloteca Gino Bianco
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