Nord e Sud - anno V - n. 40 - marzo 1958

teriale disponibile), il lungo sforzo organizzativo, l'impostazione del dibattito intorno a comunicazioni scientifiche presentate con notevole anticipo, testimoniavano del desiderio di conseguire anche qualche immediato risultato culturale. Ma, a parte scarse eccezioni, ci si è limitati a variazioni su temi già noti. Così la comunicazione di Geymonat; e la trattazione del concetto gram-- sciano di « egemonia », variamente sfiorata ed oggetto di specifiche comunicazioni, è stata condotta nei binari tradizionali, senza alcuna implicazione politica paragonabile a quella, pur confusa, di Giolitti, e ignorando, ad esempio, le illuminanti pagine dedicatevi dal Garosci; nell'esaminare « lo sforzo continuo (di Gramsci) di discriminare i problemi 'reali', liberandoli dagìi inganni verbali e dagli ideologismi astratti », Luporini ha volutamente tra• scurato, in un Convegno apparentemente cosi attento alla ricerca delle fonti, l'influenza salveminiana. E non sono che esempi. Nè l'elenco di aderenti, esibito dai comunisti per provare la riuscita del tentativo frontista, rivela più ricchi risultati politici, anche se, come già è stato rilevato su questa rivista, vi è stata la partecipazione di un buon numero di « accademici » la cui incauta presenza o semplice adesione ha consentito ai comunisti di camuffare il sostanziale insuccesso del convegno. Sarebbe comunque estremamente facile contrapporre a quello comunista un più signifi-- cativo elenco degli assenti, dagli ex-comunisti alla maggior parte degli intellettuali della sinistra laica; tra i quali si notano i collaboratori de « Il Ponte », in anni passati nerbo di tutte le manifestazioni degli intellettuali di sinistra. Un critico del costume avrebbe notato che i segni di una povera spregiudicatezza erano relegati nelle anticamere di Palazzo Brancaccio, dove sui banchi di vendita dei libri, erano in mostra il romanzo di Pasternàk e la pubblicità della rivista di Giolitti. STEFANO RonoTÀ Il Convegno di studi gramsciani: gli aspetti culturali _Organizzato non già come rassegna degli studi migliori ispirati al metodo· storico e politico di Gramsci, ma come parata del « frontismo culturale », ideato non in modo da dimostrare la fertilità del pensiero gramsciano, ma per affermare che « il nome di Gramsci non può essere usato contro il mo_vimento comunista », il primo Convegno di Studi Gramsciani è stato, sotto il profilo specifico del contenuto culturale, una povera cosa, al punto che con un certo sforzo se ne fa il bilancio sotto questo aspetto. In questo convegno infatti, si sono ribaditi tutti i luoghi comuni acçumulati in dieci anni di ' (47] Bibloteca Gino Bianco ·

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