Nord e Sud - anno V - n. 40 - marzo 1958

provocarne la stanchezza e le scarse attitudini polemiche verso un ambiente che avevano fino a ieri signoreggiato. Non meraviglia che, in queste condizioni, il richiamo a Gramsci sia stato ritenuto il più idoneo a segnare l'inizio della nuova attività culturale dei comunisti. Gramsci, infatti, è l'autore italiano al quale è stato applicato in modo rigoroso lo schema di studio elaborato per i classici del marxismo, che permette la stesura di infinite pagine costruite intorno alle citazioni dell'opera di un solo; e ciò, in tempi di revisionismo dichiarato o latente, si :rivela di particolare utilità, consentendo la trattazione _di qualsiasi problema attraverso il riferimento ad un corpo unico, al riparo di pericolose influenze esterne. In effetti, riprendendo questo modo di interpretazione gramsciana, come si è fatto nel Convegno, si assegna al pensiero di Gramsci quel ruolo conservatore che è venuto assumendo dal 1950 in poi e che, infine, ben si spiega alla luce delle attuali esigenze del PCI, che, superato il momento di massima espansione, orienta la sua azione verso il contenimento delle recenti perdite. D'altra parte, nell'opera di Gramsci è anche possibile ritrovare un ampio corpo di esortazioni alla ricerca aperta e rigorosa, possibile pur nel rispetto pieno dei principi ideologici; esortazioni che si spiegano con le necessità di rinnovamento che condizionavano la sua attività di militante e chl!, oggi, ben si prestano ad appagare quanti avanzano la richiesta di un riconoscimento verbale della necessità di rinnovamento metodologico. In realtà, e l'una e l'altra indicazione segnano il momento più alto della strumentalizzazione dell'opera di Gramsci e, nello stesso tempo, illustrano in modo chiaro gli attuali orientamenti dei comunisti. All'atteggiamento estremamente deciso verso l'interno, infatti, non corrisponde altrettanta sicurezza verso l'esterno: e dallo sfasamento di questi due piani è risultato, appunto, il tono inconsueto, in sostanza nuovo, di questo Convegno. Il tono è nuovo, perchè la proposta è diversa: al mito della ferma sicurezza, che attraeva quanti tra gli intellettuali intendevano abbandonare una condizione di travagli o di dubbi, è sostituita la proposizione di un metodo di cui si afferma la vittoriosa capacità di adeguarsi alle più varie situazioni storiche, anche se a prezzo di sacrifici e rinunce: gli avvenimenti, che originarono le polemiche, ne sarebbero, in fondo, la conferma. Quale mediocre calcolo politico ispiri questa proposta non è il caso di sottolineare: ma l'attenzione va richiamata sulla diversa forma di dogmatismo a cui prelude, non più incline a negare la sopraffazione, ma a giustificarla; intransigente contro ogni revisione, ma conciliante sulle astratte affermazioni di metodo. Senza questo mutamento di tono la relazione di Eugenio Garin, dedicata a « Gramsci nella cultura italiana», rimarrebbe inspiegabile. Poichè, a ben [45] Bibliotecaginobianco

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