Nord e Sud - anno V - n. 40 - marzo 1958

lavoratori, una nuova sensibilità, un maggiore interesse e una considerevole competenza nei confronti dei problemi migratorii (bastino due esempi: l'ambasciatore a Berna, che ha continuato la tradizione fondata da Egidio Reale in quella capitale, e il console a Nancy, del quale si sono letti ripetutamente gli elogi nel Bollettino dell'Emigrazione). La stagione invernale ci ha portato però tristi note, con un episodio che ha assunto le stesse dimensioni, nella cronaca dei giornali e nell'interesse dell'opinione pubblica, di quello luttuoso di Marcinelle; solo che. assai più che luttuoso, esso è stato penoso. Ci riferiamo, ovviamente, all'episodio che nel lontano Venezuela ha avuto per protagonisti il nostro ambasciatore a Caracas, conte Justo Giusti del Giardino, e il signor Filippo Gagliardi, un uomo di affari venuto dalla gavetta, come suol dirsi, o, meglio, una specie di Ottieri che ha consolidato le sue fortune con i lavori pubblici del dittatore venezuelano anzichè con ìa speculazione edilizia della consorteria di Palazzo San Giacomo. Ma quello che può considerarsi grave per Gagliardi, l'essersi cioè impegnato e scoperto per sostenere l'inviso e precario regime fascistico di quel paese, è ben più grave per l'ambasciatore. Qui non si tratta di incompetenza o indifferen1a 11ei confronti dei problemi degli emigranti; e nemmeno di insofferenza. Il Giusti è stato tra l'altro direttore generale per l'emigrazione al Ministero degli Esteri; e anche in Venezuela sembra che egli non abbia peccato per mancanza di zelo; anzi ha concretato il proprio interessamento nei negoziati con il regime fascistico per assicurare un più ampio sbocco e migliori condizioni di lavoro ai nostri emigranti. Ma proprio a proposito di questi negoziati, per il farto di aver consentito che fosse compromessa la comunità italiana nel senso voluto dal Gagliardi e dal dittatore, sembra che si sja rivelata la sua inettitudine a giudicare della situazione politica e si sia manifestata in lui una tendenza antica dei più vecchi quadri del nostro corpo diplomatico; una tende11za che quando essi sono destinati nei paesi dell'America latina sembra risvegliarsi imperiosa e prepotente: la simpatia per i fascismi, spiegabile in un Gagliardi, inammissibile in un ambasciatore. Inammissibile, ma anche incorreggibile. E pertanto non si tratta 'ioltanto di rimuovere Giusti da Caracas, ma di trarre preziosi insegnamenti dalla triste figura che l'Italia ha fatto in Venezuela (se ne è parlato da parte di tutte le principali agenzie di stampa e quindi su tutti i giornali del mondo) per affrettare il rìnnovamento dei quadri del nostro corpo diplomatico. Via i fascisti da Palazzo _Chigi, i fascisti vecchi e quelli giovani. A Palazzo Chigi non sono affatto tutti fascisti, come sostiene l'Unità; vi sono anzi uomini che hanno fatto dimenticare l'Italia fascista e che, nelle confe~ Bibloteca Gino Bianco [34]

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