Nord e Sud - anno V - n. 40 - marzo 1958

' GIORNALE A PIU VOCI Diplomatici ed emigranti Le cronache dell'emigrazione, ,iurante la stagione estiva, erano state qt1anto mai dense di episodi tragici e hanno fatto risuonare più di una eco spiacevole: truffe ai danni degli emigranti clandestini, taluni dei quali precipitati in qualche burrone delle Alpi o ritrovati assiderati s11llc nevi; i provvedimenti francesi che hanno avuto le note conseguenze sulle rin1esse dei lavoratori italiani emigrati nella vicina Repubblica; manifestazioni razzistiche oltre questo o quell'Oceano nei confronti dell'emigrazione italiana, non diverse da quelle che hanno recentemente avuto come protagonisti gli abitanti indigeni di Taggia, in provincia di Imperia, e come vittime i calabresi. Complessivamente, però, il bilancio dell'emigrazione nel 1957 si è chiuso favorevolmente, se è vero che, in un certo senso ed entro certi limiti, il flusso emigratorio è servito come valvola di sicurezza rispetto alle mete che lo Schema Vanoni si era prefisso per l'occupazi_one delle forze di lavoro inutilizzate. E infatti « l'utilizzazione delle forze di lavoro ha raggiunto i , livelli previsti dallo Schema in conseguenza di un flusso emigratorio maggiore del previsto che ha compensato una minor creazione di posti di lavoro» (relazione del Comitato per lo sviluppo dell'occupazione e del reddito). E anche su un punto particolarmente dolente della nostra emigrazione si era avuta qualche nota lieta. L'atteggiamento delle nostre autorità diplomatiche nei confronti degli emigranti e dei loro problemi aveva sempre lasciato a desiderare; e denunce penose se ne erano avute qua e là, da parte degli organi meno conformisti della stampa dell'emigrazione: era tradizionalmente un atteggiamento di i11competenza e di indifferenza, a volte di insofferenza. La nota lieta è consistita appunto nella segnalazione di taluni casi che denotavano, da parte di questa o quell'autorità diplomatica italiana accreditata in questo o quel paese di destinazione dei nostri [33] Bibloteca Gino Bianco·

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