da una sfavorevole congiuntura politica esterna, che impedisce loro di deàicarsi ad una seria attività di ricerca. Ebbene, questo argomento non soltanto manca di verità storica, ma nemmeno risponde ad una realtà politica, poichè l'opposizione, per quanto duro possa essere il modo in cui va condotta, è la situazione più propizia per un partito che voglia costruire la propria alternativa dialettica. Questo non è il caso del PSI, almeno per gli anni tra il 1947 ed il 1956, per i quali non è possibile parlare di opposizione, ma di protesta, con tutti i limiti che ciò comporta: ma allora è all'interno, e non all'esterno, che vanno di nuovo ricercate le cause di una situazione deficitaria. A modificare la quale non contribuiscono certamente quegli intellettuali-politici alieni dall'assumere dirette responsabilità per non tradire la missione intellettuale, e non interamente attenti alla cultura perchè potrebbe conseguirne un meno rigoroso adempimento dei doveri politici. L'ambiguità della posizione di costoro è tale da indebolirli irrimediabilmente tutte le volte che tentano una azione diretta. Così Fortini, dal cui libro risulta un ritratto di intellettuale destinato ad essere eternamente terzo di fronte a tutte le situazioni, intristito da una vita in condizioni da protettorato, le cui crisi non giungeranno alla superficie se non al sopravvenire di un accadimento esterno. Sua unica possibilità, la testimonianza: che rimarrà dato tanto personale da non poter mai costituire il contributo ad un discorso più ampio; nella più felice delle ipotesi, sarà un saggio di buona letteratura. In definitiva, un gruppo di intellettuali, sopraffatti dalle confusioni o con la vocazione dei testimoni, ha fatto segnare una lunga battuta d'arresto al rinnovamento culturale del socialismo italiano. Il danno è già grandissimo sul piano culturale; misurato su quello politico è, a nostro avviso,_ • ancora maggiore. Verso gli intellettuali ed i giovani andavano le speranze di chi guardava con occhio nuovo al socialismo italiano. Ora, l'unico gruppo di intellettuali qualificato omogeneamente ha finito col ritrovarsi su posizioni che, politicamente, signifi.cano negazione di una prospettiva autonoma; posizioni diverse sono eccezionali, comunque al difuori del gruppo di cui ci siamo occupati (si vedano le accettabili considerazioni svolte da Ernesto De Martino, a proposito di « Stato socialista e libertà della cultura», in [31] Bibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==