Nord e Sud - anno V - n. 40 - marzo 1958

mili parrebbe lecito concludere che il socialismo italiano non intende l'aggettivo <<scientifico>>c,he pur l'accompagna nell'articolo 1 del suo Statuto, nè come ricerca d'alta dignità, nè come accurata empiria. Le indagini particolari sembrano, forse, cosa troppo modesta: eppure, nessun ambito più di questo si presta alla realizzazione concreta dei buoni propositi. Chi ama constatare la carenza dei nostri studi sociologici, ed è pronto a farne risalire la colpa a Croce, si impegni in specifiche indagini sulla classe operaia, oggi che il sopravvenire di nuove tecniche e lo sviluppo delle attività terziarie (tanto per fare degli esempi) fanno ragionevolmente dubitare che di essa possa continuare a parlarsi in termini di assoluta unità: e non dovrebbe eccessivamente preoccupare la possibilità di giungere a conclusioni non del tutto ossequiose di quel mito classista ancora così vivo nelle coscienze socialiste. Così le indagini giuridiche, invece di costruire lineamenti di teorie dello Stato ignoranti di Kelsen o di Duguit, affrontino le conseguenze dei var1 regimi di emissione azionaria o. i problemi del controllo parlamentare sulla legislazione delegata. E piuttosto che discutere in astratto del grado di riformismo naturale in situazioni neocapitaliste, gli economisti si occupino della politica anticiclica e di quella strutturale di pieno impiego e di accorta redistribuzione del reddito, con l'occhio attento al nostro Paese. Se questo sia parlar da saccenti, non sappiamo nè ci importa: è certo che, proprio venendo alle indagini più concrete e modeste, si rivela la poca modernità della cultura del socialismo italiano e la sua generale condizione di isolamento. Al socialismo italiano, infatti, manca la quotidiana opera di direzione politica che sostanzia l'esperienza dei socialismi dell'Europa orientale e dell'Asia; e, d'altra parte, esso continua a rifiutarsi alla pratica dei socialismi occidentali, inorridito ancora dalla formula, storicamente superata, dello slittamento su posizioni socialdemocratiche. Ogni confronto, così, gli diviene pesante e disagevole, e lo abbiamo visto in due opere di vari autori apparse di recente, l'una su Conquiste democratiche e capitalisn1,ocontemporaneo (Mila110,Feltrinelli, 1957), l'altra intorno ad Esperienze e studi socialisti - Scritti in onore di U. G. Mondolfo (Firenze, La Nuova Italia, 1957). Tutto ciò non trova adeguate giustificazioni, a meno che non si voglia . sostenere che, ancora una volta, gli intellettuali socialisti sono schiacciati [30] Bibloteca Gino Bianco

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