pur trovata, non può essere percorsa in mancanza di concreti strumenti 0perativi; lo è di meno, quando si pensi che questa è discussione secondaria, almeno cronologicamente, possibile solo nel momento in cui le scelte di principio sono state tali da escludere ogni possibilità di equivoco sul significato da attribuire all'apparato strumentale. E abbiamo visto che le elaborazioni istituzionalistiche degli intellettuali socialisti consistono sostanzialmente nella proposizione di un complesso di mezzi per l'azione politica; come tale indirizzabile verso gli esiti più diversi, a seconda delle scelte e delle volontà politiche che presiedono alla sua utilizzazione. Proprio della chiarezz~, o della esistenza, delle scelte di principio abbiamo ragione di dubitare. Di queste scelte non sentiamo la necessità per solo amore di discorsi generali; sentiamo valido l'ammonimento di Cuoco: e Quanto maggiore è il numero degli abusi, tanto più astratti debbono es.- sere i princìpi della riforma ai quali si deve rimontare, come quelli c4e debbono comprendere maggior numero di idee speciali>>. Ora, chi non vuole distinguere tra « l'America dei Rosenberg e la Russia di Slanskj e Raik », chi inorridisce egualmente alla morte del soldato socialista sovietico e dell'operaio socialista ungherese, e ne trae ragione per non valutare appieno i motivi che portarono i due su barricate diverse, si preclude proprio la possibilità di scegliere tra due modi di edificare il socialismo. Esiste, di certo, un pudore, una responsabilità delle scelte che deve sentire prof ondamente chiunque valt1ti degli elementi al fine di t1n giudizio, e che può comportare la necessità di differire scelta e giudizio fino a quando non sarà intervenuta una conoscenza del tutto chiara di ogni elemento. Ma al politico non sempre è concessa quest'ultima possibilità, per il dovere che egli ha di 110nfar tardare la massima della decisione e dell'azione; altrimenti le cose, o le più pronte volontà altrui, finirar1no col travolgerlo. Si potrebbe avanzare una obiezione: che gli intellettuali socialisti rifuggono da una scelta così configurata, non per evitare tra tutti i discorSi il più impegnativo e certo l'unico compromettente, ma perchè si rifiutano di sottostare all'alternativa rigida tra oriente ed occidente, incapace di offrire al fiondo qualcosa che sia diversa dalla politica di potenza; ad essi importa trovare lo sbocco ad una situazione che pare senza via d'uscita. In questa obiezione si annida un sofisma. Non è vero che la proposta cli una terza via, che si contrapponga alle due attualmente esistenti, consenta [271 Bibloteca Gino Bianco· ,,
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