tivo che gli uomini di cultura possono dare alla vicenda civile del propri~ Paese. Non meraviglia, di conseguenza, che il problema dei rapporti tra politica e cultura sia oggi al centro della meditazione dei socialisti; stupi-- sce, piuttosto, che se ne tratti come di una assoluta novità, e con un accento· polemico che induce a pensare ad una cultura italiana finora intenta a celebrare i fasti di una scienza frigida e neutrale, votata al più ad un compito• reazionario, tanto che oggi bisogna riaffermare l'esistenza di _legami pro, fondi tra le due attività, e rinsaldarli attraverso la riconosciuta necessità. di una condotta politica nutrita da un rinnovamento culturale. In realtà,, l'affermazione della neutralità e della frigidità della scienza fu propria di quel positivismo a cui i socialisti amano così spesso richiamarsi e di cui non di rado ripetono inconsapevolmente le più grezze formulazioni; contro, quella affermazione fu Benedetto Croce a indirizzare la sua polemica. E,_ d'altro canto, la prevalenza assoluta della politica ha trovato decisa attuazione nelle democrazie popolari, ben ferma ancor oggi, come ci ammoniscono il caso di Gilas e l'autocritica di Dudinzev, i fatti delle Università polacche. Non discuteremo l'opportunità della introduzione di più moderni me- - todi di ricerca o di nuove forme organizzative: rivolgervi l'attenzione esclusivamente può significare, però, lasciare irrisolto il problema vero, ignorare la condizione da cui discendono le possibilità di ogni rinnovamento; parliamo della libertà della cultura. A questo punto, ci pare puerile discutere di libertà « borghese >> e di libertà « socialista >>; e non soltanto perchè ci ostiniamo a credere che la libertà non patisca << aggettivi nè empirichedeterminazioni per la sua intrinseca infinità>>, ma per il falso argomentare· a cui tale distinzione prelude. Infatti, quando si parla di libertà « borghese ~ si indugia nel dimostrare come essa sia soltanto la libertà di pochi e non di tutti, quindi non una libertà; e non si lesinano esempi storici ed improvvisazioni statistiche e sociologiche. Quando, invece, si parla della_ vera libertà, di quella «socialista», è lecito un discorso unicamente in prospettiva, proiettato nel futuro, e tutte le obiezioni che potrebbero essere avanzate, riferendosi a quello che è stato l'esercizio socialista del potere, vengono respinte usando di uno storicismo che sa di espediente onnigiustificante o circoscrivendo violenze e sopraffazioni ai tempi comodi ed ufficiali dell'illegalità, quelli dello stalinismo. Ora, di grazia, perchè un di- [25] Bibloteca ·Gino Bianco -
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