istituzionali non hanno una loro assoluta ragione di validità, ma la ritrovano esclusivamente negli effetti che, a mezzo loro, si producono. Comun- 'que, alla esigenza istituzionalistica di questi intellettuali può ritrovarsi una ragione non mediocre nella coscienza, finalmente acquisita e resa pubblica, della impossibilità di svolgere un qualsiasi lavoro culturale secondo gli schemi di ricerca ai quali, in questi ultimi anni, si è andata abituando la cosiddetta cultura di sinistra. Ma, a non voler restare in superficie, è possibile avvedersi che la loro richiesta di « controllo » e di « gestione diretta dei propri strumenti di produzione (case editrici, riviste, centri studi, ecc.) » nasceva da un giudizio del tutto negativo sui maggiori partiti italiani, al quale non si sottraeva il PSI. In realtà, in questi partiti, attraverso il funzionariato così come lo rileva la prassi di ogni giorno, è venuto prendendo corpo un aspetto puramente professionale (in senso burocratico) dell'attività politica, che riduce la partecipazione degli iscritti alla vita di partito a forme sempre più distaccate, dilettantesche quanto più vien meno il sostegno di una autentica passione. Al funzionario, d'altra parte, sfugge, per la stessa natura del suo incarico, ogni capacità di rinnovamento di tesi ed ogni interesse per le novità che non siano tattiche; nè alcun rinnovamento, a maggior forza, può venire dal conclamato dibattito di base. Da ciò, per i partiti di massa, l'interesse a creare associazioni, circoli, centri studi. Oltre l'intento propagandistico, e di proselitismo a· vari livelli, v'è la necessità di colmare la lacuna che il partito socialista italiano ha aperto, dal momento che ha rinunciato ad essere, esso stesso, centro di elaborazione e di dibattito. Diagnosi più o meno simili a questa, concordanti comunque nelle conclusioni, inducevano quegli intellettuali a porre l'accento sul carattere autonomo degli istituti culturali; autonomia intesa non soltanto come distinzione, per evitare a quegli istituti i difetti propri del partito, ma come vera e propria indipendenza, capace di sottrarre gli intellettuali al << terrorismo ideologico » esercitato su di essi negli anni di esclusiva direzione comunista, dalla quale la loro ricerca era stata isterilita al punto di diventare esercizio conformista. Gli istituti, però, non soltanto abbisognano di radicali innovazioni, ma la loro attività non va più intesa come semplice complemento di quella propriamente politica svolta dal partito: se all'origine [21] Bibliotecaginobianco
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