colte, e le abitua àd esser laiche, nel senso generico della parola, e genera . in esse una disposizione a considerare la religione come affare privato, affare discutibile, affare dubbio: come affare di Chiesa e di preti, ma non affare di vita, non affare divino>>. La Chiesa, quindi, non deve mirare « allo spettacolare, alle forme clamorose dei trionfi esteriori, ma momentanei», bensì « arrivare il più lontano possibile con una parola sincera, autentica, di vita religiosa». Una ~ezione che altrove, forse, sembrerebbe 5Uperflua, ma non in un Paese in cui per molti il cattolicesimo si esaurisce nel miracolo di San Gennaro, negli ex voto esposti sulle mura romane, nelle frittelle di San Giuseppe, nelle processioni con mortaretti e raganelle. Questa, brevemente, è stata l'atmosfera, e questa è la piattaforma sulla quale è stata impostata la Missione di Milano. L'esecuzione del programma è stata generalmente rispettosa, non aggressiva, di accento serio. Gli ambienti laici hanno mostrato, nel complesso, di apprezzare il tono della Missione, e lo scrupolo della Curia di non sconfinare dal terreno religioso: <lel resto era già stata a suo tempo apprezzata la decisione di anticipare la predicazione generale dalla primavera del 1958 a novembre, per evitare ogni sospetto di speculazione elettorale. Se incidenti, del resto lievi, possono esservi stati, non hanno modificato l'impressione generale, e in ogni caso non hanno incontrato certamente l'approvazione degli ideatori della Missione. La soddisfazione espressa dagli ambienti cattolici è grande: si assicura che la prova ha ridato lena a molte energie assopite dalla routine. I risultati numerici, cioè le cifre esatte dell'affluenza alle prediche e alle altre manifestazioni della Missione, non sono ancora noti; ma sono ovviamente di importanza secondaria rispetto ai risultati interiori, che d'altronde non sono rilevabili da nessuno fuorchè il confessore. [19] Bibloteca Gino Bianco ,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==