Nord e Sud - anno V - n. 40 - marzo 1958

Fuor di scherzo, egli dopo aver riassunto il mio scritto e dopo essersi dichiarato d'accordo nel valutare negativamente la polemica antistoricista condotta da qualche nostro analista, scrive: « non saremmo invece d'accordo (...) nella (...) apologia dell'idealismo italiano, che per un verso ci è sembrato indiscriminata (avremmo distinto « idealismo » da « storicismo » nell'ambito dello stesso pensiero crociano), per un altro non ci è sembrato che essa possa scuotere le convinzioni di chi, e noi siamo fra questi, considera anche lo storicismo crociano come una filosofia moderata, la quale partecipa dei motivi classici del pensiero conservatore (...) e si richiama a tradizioni corrispondenti (...) ». Le cortesi parole del Valentini mi offrono l'occasione di chiarire ulteriormente la mia posizione. Certamente ho poco « discriminato » nell'ambito della tradizione vichiana, kantiana e hegeliana; ma non mi proponevo di fare la « apologia » di questa tradizione, e tanto meno di uno soltanto tra coloro che la rappresentano nella cultura europea del Novecento: piuttosto intendevo e intendo insistere sulla necessità di continuare ad assimilare in Italia, e non solo in Italia, i problemi e le esperienze simboleggiate dai nomi di Vico, di Kant e di Hegel e dalla « sintesi a priori », se vogliamo « rinnovare la cultura » arricchendola e non depauperandola. Le rapide notazjoni del dottor Valentini toccano problemi di estremo interesse, prospettive di ricerche certamente produttive: esse però non direi che costituiscano un'obiezione a queste mie tesi, con le quali profondamnte consentono. Egli mi richiama alla necessità di discutere criticamente Croce; ma appunto questa necessità io sostenevo e continuerò a sostenere contro chi, per il rinnovamento della nostra cultura o magari per il risollevamento delle aree economicamente sottosviluppate, proponeva e propone come testo guida gli seri tti di Giovanni Vailati e Mario Calderoni. TULLIO DE MAURO Tullio De Mauro ha risposto esaurientemente, ci sembra, al Professor Rossi Landi: comunque il giudizio sugli addebiti che sono stati mossi all'articolo che abbiamo pubblicato, e sulla replica del nostro collaboratore, tocca adesso ai lettori. A noi non resterebbe che accollarci la responsabilità dei « divertenti svarioni tipografici», addensatisi specie nelle prime due pagine dell'articolo di De lVIauro (che risiede a Roma) a causa della prem11ra che noi (che risiediamo a Napoli) avevamo di inviare in tempo utile le bozze di stampa alla tipografia (che si trova a Milano). La « disgrazia comune a tutti coloro che pubblicano» non consente dunque in questo caso di misurare la « cura che l'autore usa mettere nelle sue cose »; [119] Bibloteca Gino Bianco

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