2) Comunque, dice Rossi.Landi, tra questi elementi « mancano proprio e soltanto quelli che De Mauro vorrebbe criticare: l'antistoricismo programmatico e il grossolano diniego d'una nostra nobile tradizione di studi ». Detto ciò, egli mi « sfida n a citare una sola pagina d'uno studioso italiano in cui siano presenti siffatto antistoricismo e siffatto diniego. E' una sfida che non posso raccogliere perchè nel mio .articolo, prima d'ogni sfida del professor Rossi-Landi, a p. 35 ho scritto: « ma, giova osservare, già qui [nella Nuova filosofia del Geymonat] appare un carattere che differenzia in modo assai netto l'antistoricisn~o degli analisti italiani dall'antistoricismo d~i neopositivisti austriaci (...), che è un antistoricismo programmatico, ispirato ad un disprezzo spesso grossolano per la storia». Dopo aver citato, tra gli altri, Russell e Feigl che esemplificano codesto disprezzo, ho affermato chiaramente che, a parte Ceccato, « gli analisti italiani (...) sul piano filosofico vanno operando una revisione delle superate impostazioni del Circolo di Vienna proprio in senso storicistico n; dopo aver documentato questo fatto, che mi pare d'importanza eccezionale, definivo la polemica impegnata dai nostri analisti contro lo storicismo e l'idealismo « non filosofica o sempre meno filosofica, ma prevalentemente politica e culturale n. Dung_ue, prima ancora di Rossi-Landi, le mie pagine escludevano che nella maggior parte degli studiosi italiani attenti alla filosofia analitica apparisse l'antistoricismo programmatico ed il grossolano disprezzo per la tradizione caratteristico dei primi viennesi. 3) Anche la terza obiezione si riferisce a qualcosa che non ho mai affermato: non ho mai nè detto nè pensato che. i neopositivisti << rappresentano gli interessi della Chiesa o della Corte (o degli eredi di questa) n. Ho detto: a) che per la politica illiberale (di Metternich) l'Austria era rimasta estranea allo sviluppo politico e culturale della restante Europa (e su ciò le mie fonti non erano solo Le devéloppement del Neurath o il Barone, ma anche gli storici della letteratura e cultura tedesca e austriaca); b) che di conseguenza anche l'orientamento filosofico prevalente era rimasto quello prekantiano; c) che in tal modo si era creato un terreno idoneo al proseguimento di quegli studi di logica formale che sono una delle radici del neopositivismo. Da questo ambiente, secondo il Neurath, secondo il Barone e, da ultimo, secondo me, il neopositivismo è rimasto profondamente condizionato: da esso, come ho accennato nella seconda parte e come spero di chiarire più a lungo in una nota sulla cultura viennese dei primi del Novecento, ritengo che abbia tratto non solo il carattere matematizzante, ma in parte anche l'attenzione per la funzione degli elementi li~guistici. Ciò non vuol dire che il neopositivismo si sia politicamente conformato a quell'ambiente o addirittura ne abbia « rappresentato le peggiori componenti. Quando queste generarono il nazismo, (117] Bibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==