degli ometti di paglia e infine si diverte ad appiccar loro fuoco. Mi pardi vederlo, che si frega compiaciuto le mani alla vista di quelle f iammelle~ Che bel giochino. Il guaio è che qui siamo nel campo degli studi , non in quello dei divertimenti domestici. Lo storicista idealista De Mauro mostra di ignorare i rudimenti stessi del rnetodo storico e le più ele1nenta ri norme· della serietà scientifica. Mi avvio a terminare. De Mauro sostiene « la sostanziale 01nogeneità della cultura italiana» (p. 43). Anche questa dell'omogeneità è una tesi preconcetta, troppo semplice di fronte ai problemi che le stann o sotto. Diciamo piuttosto che per certi rispetti la cultura italiana è omoge nea, per altri ·no. Lo stesso mi se,nbra si possa dire del costume, delle credenzer degli atteggiamenti politici. La Sua rivista, caro Direttore, è be nemerita proprio per le serie indagini con le quali contribuisce a dipanare l'arruffata matassa di quei problemi. Inalberare la bandiera della "so stanziale omogeneità" può voler dire chiudere gli occhi di fronte alle no n poche dolorose differenze che tuttavia sussistono fra Nord e Sud. Pr endiamo per es. il fatto che le famiglie meridionali sono in genere più i nclini di quelle settentrionali a recinger la fronte dei loro figli con l'inuti le lauro· d'una rnaturità classica anzichè cercar di farne dei bravi operai e tecnicir dei quali il nostro paese avrebbe enorme bisogno, e massin1-e appuntonel Sud. Si può atnmettere o non ammettere che in un'inclinazion e come quella verso gli studi classici si esprime una mentalità connessa a una certa situazione economico-sociale: tanto che a cangiar tale situazio ne cangerebbe anche la mentalità, e l'inclin,azione cadrebbe. Comunque, gli operatori della storia siatno -noi uomini: siamo noi che dobbiamo agire sia sulla nostra stessa mentalità, sia sulle situazioni economico-so ciali in cui ci troviamo a vivere. Non credo che alate schiere di angeli po trebbero , prendere il nostro posto, magar.i lavorando di notte affinchè noi ride standoci domattina si trovi tutto mutato per il 1neglio. Ora quel che m~ sembra esprimersi nello scritto di De Mauro è proprio un intenso desiderio , anche se forse inconsapevole, che tutto rimanga invece invariato. Siccome la cultura italiana è, per decreto, "sostanzialmente oniogenea ", non c'è alcun bisogno di operare diff erenzialmente su varie zone di essa. Gli inter essi cui una simile posizione può servire mi sembrano ovvi. Caro Direttore: in molti anni di operosità culturale, è questa la seconda volta che mi rivolgo al responsabile d'una rivista. Se mi t rovo costretto a farlo, è solo perchè ravviso nello scritto di Tullio De Ma uro una macchia per la Sua rivista come pure, in generale, per la cultura italiana. Quelle pagine sono uno spiacevole sintomo dell'arretratezza d'un a parte· della nostra cultttra. Per fortuna si tratta solo d'una macchiolina e d 'un sin-- [111] BiblotecaGino Bianco
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