glia se alcuno di quei filosofi fosse trovato a professare valori morali ài tipo cristiano_; lo faceva anche Don Benedetto). Il fatto è che De Mauro deve contentarsi di insinuare dubbi e maldicenze tali, che se ne sdegneranno in pari grado, e sia pure per ragioni opposte, sia i vari neopositivisti e analisti, sia i vari filosofi cattolici. Egli si muove al livello delle identificazioni più ,grossolane, fatte a orecchio e (mi duole dirlo) con una specie di confuso livore. lvii ha spesso colpito il fatto che negli ultimi decenni numerosi filosofi di for1nazione neo-idealista sono passati a forme sempre più dichiarate di spiritualismo cattolico. Credo che il fenomeno si . possa spiegare nei termini della trascendenza delle categoriè di uno storicismo idealistico come quello professato da De Mauro. Chi accetta un certo tipo di fissità, di sicurezza, di rivelazione, ed è per mentalità propria incline a credere di possedere la Verità, può con gli anni passare ad accettare un qualsiasi altro tipo di fissità, di sicurezza, di rivelazione, continuando a esser convinto di possedere la Verità. Chissà che non ci si debba ritrovare un giorno di fronte a un De Mauro fattosi Padre Gesuita. Questa non è una previsione: è solo un'ipotesi. Certo si è che, con la sua abilità nel cambiar le carte in tavola e nello sviluppare tesi preconcette e con la sua sicumera nel far passar per buone delle affermazioni affatto infondate, gli si aprirebbero in quella veste brillanti prospettive. C]n'altra perla. Il Nostro scrive· che mentre B. Russefl (questo è il suo nome, non Russel con una elle soltanto - non tutti i filosofi sono nati in Italia, e biso,e:,na abituarsi anche alle grafie· straniere) « salva la filosofia fino a Socrate e dopo ]ames, il Ceccato coinvolge nella sua condanna l'intera storia del pensiero » ed esibisce così un antistoricismo davvero integrale. Da tutio il contesto risulta che De Mauro non ha capito menomamente, anzi credo abbia solo leggiucchiato qua e là, Russell, Ceccato e gli altri autori che nomina alle pagine 35-6. Per esempio, il senso, l'impostazione, i consapevoli limiti della produzione di Ceccato gli sono totalmente ignoti; di Ceccato egli cita solo uno scritto minore (comunicazione a un congresso, non indagine costruttiva); e chissà come rimarrà quando appren- .derà da questa lettera che Ceccato ha ripetutamente affermato e spiegato per iscritto il suo debito verso Hegel e verso Gentile, da lui considerati forse i suoi p~ù importanti maestri. Il metodo di De Mauro è insomma sempre lo stesso: da bravo storicista idealista, tutto fiso nella. rivelazione ricevuta, egli estrapola uno o due brani di un ,qualche autore dal loro contesto, li interpreta a modo suo in forza delle generalità preconcette che quella rivelazione gli ha una volta per se1npre ammannite, trascura tutto i_l resto, costruisce per i suoi fini lllO] Bibloteca Gino Bianco
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