Nord e Sud - anno V - n. 40 - marzo 1958

smQ logico· sia favorevole al fascismo ». Anche qui) la cosa buffa è che proprio De Mauro aveva già almeno in parte ammesso la situazio'ne - qu,ella stessa che ora tenta di capovolgere - quando aveva scritto che lo sciogli.niento del Circolo di Vienna era stato « caitsato dalle persecuzioni politiche e razziali» (nota 1). Ma insomma: chi le aveva mai fatte,- queste persecuzioni, se i neopositivisti viennesi, così conie a De Mauro · piace immaginarseli senza studiarli, rappresentavano addirittura gli interessi,· della Chiesa_ e della Corte (o degli eredi di questa) ed erano "politicamente meno pericolosi " del criticismo e·· dello storicismo? E come mai lo storicismo idealistico di Gentile fu tuttaltro che perseguitato dal fascismo? Come mai lo stesso Don Benedetto, del quale non si vuol certo con questa domanda negare la splendida resistenza. alla dittatura, al postutto non ebbe a ~apportare gli stessi sacrifici dello storicista marxista Gra1nsci e dello sto- 'l'icista di mentalità analitica Colorni, che finirono in galera; mentre personaggi come i Rosselli, Salvemini, Silane, Borgese e tanti altri, che certo De Mauro non considererebbe allievi ortodossi di Croce, dovettero pr en• dere la via dell'esilio; e mentre un velo di totale oblio scendeva sui << metodologi n Vailati e Calderoni, che soltanto in questo dopoguerra, terminate .sia la dittatura idealistica sia q11tella fascista, da quell'oblia cominciano a esser tratti? Evidentemente, qui abbiamo una gran quantità di idee fatte da disfare, 4i pregiudizi da abbattere, di interpretazioni da ritentare su fondamenti TO;c.1ical1ne1J,te nuovi. Ma De Mauro si tiene stretto a idee, pregiudizi e interpretazioni che altri hanno elaborato per lui or è molti decenni. L~ cosa appare chiara anche là dove il Nostro si permette di mettere in guardia contro « certe simpatie cattoliche o, per maggiore esattezza, ges_1-titiche}) nei confronti delle 11,uovecorrenti (luoghi già citati, e inoltre nota ~6 con rçla~ivo testo). Questo è un gesto particolarmente grave e irrespon• sabile; non solo dal punto di vista intellettuale, ma anche da quello morale ~ politicQ. Anzitutto, se i filosofi cattolici si occupano di nuove correnti straniere e gli storicisti idealisti no, questo vuol dire semplicemente che i secondi si muovono a un livello di serietà e di apertura mentale, o anche soltan to d'intelligenza o di scaltrezza, inferiore a quello dei primi; e forse· vuole t1,nche dire che certi nostri cattolici non condividono la boria nazionalisti ca e il pro11incialismo culturale di certi nostri idealisti. De Mauro ricor da con atteggiamento di trionfo come « il benemerito editore italiano del Wittgenstein, il [compianto] Colombo, fosse un gesuita» (nota 21). Il libro tradotto da Colombo è il Tractatus Logico-Philosophicus; la . traduzione apparve nel 1953, l'originale nel 1921 (negli Annalen der Naturphilosophie: una rivista tedesca!). De Mauro dice che tradurlo fu im- ·(108]' Bibloteca Gino Bianco

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