Nord e Sud - anno V - n. 40 - marzo 1958

.filosofica e vita sociale; avversione per le teorie ~i tipo metafisico nel senso .tradizionale del termine, cioè per le costruzioni « al di là dell'esperienza» comune a tutti gli uomini, che si ergono nell'ambizione di spiegare l'eterna struttura i11,ti1nadella Realtà (di una realtà per l'occasione appropriatametl· te scritta con la erre maiuscola); vivo interesse per il pensiero straniero e. fra questo, per quello anglosassone in particolare (anche in reaziorie all' attenzione eccessiva dedicata dal neo-idealismo al solo pensiero tedesco); atteggiamento politico e morale « laico » e progressivo (a volte marxista, almeno in senso metodologico; ma certo non necessariamente tale). Del resto, se alcuni almeno fra questi o altrettali elementi comuni non ci fossero, cadrebbe l'obiettivo dello scritto di De Ma1tro, il cui intero as- .sunto si distruggerebbe da solo. Voglio dire che è De Mauro stesso, con il suo scritto, a dar torto alle proprie affermazioni iniziali. La, cosa è tanto .chiara, che alcuni di quegli elementi in comune li indica lui stesso. Per es., le parole « amanti d'un discorrere e quindi ... d'itn pensare semplice e piano >) sono, letteralmente, sue (p. 45). Quella che è notevole, e anzi, stando così le cose) addirittura divertente, è che fra quegli elementi in comune mancano proprio e soltanto quel• li che De l\,f auro vorrebbe criticare: l'antistoricismo programmatico e il grossolano diniego d'una nostra nobile tradizione di studi. Dichiaro nel modo piii impegnativo che non conosco alcuna pagin.a di alcuni fra gli autori itdliani nominati, in cui una tale professione e/ o un tale diniego compaiano' 'iiC et simpliciter (fra quegli autori, sia detto di passaggio, figurano alcuni fra .i nostri maggiori storici viventi della filosofia); e sfido De Mauro a trovarne una. Quelle che abbondano, invece, sono le analisi dei limiti e dei pericoli di varie forme di metafisica travestita da, e sbandierata come, storicismo. Si lerca inoltre di rimediare al danno recato alla cultura italiana da molti decenni di relativo isolamento culturale, un isolamento che raggiunse il culmine nel ventennio fascista. Si lavora per una nuova cultura. Naturalmente analisi e sforzi siffatti si discostano da una concezione dello storicismo ristretta, provinciale e arretrata di vari decenni, come quella di De Mauro. Non è meraviglia che il Nostro, sentendo un linguaggio nuovt1 che non afferra, immediatamente gridi allo scandalo. Qua e là nel suo scritto De Mauro ricorre al noto trucco di rimprove rare i difetti che va esemplificando in proprio. Siccome è lì che frigge dal desiderio di imporre alla buona alcune identificazioni che gli fanno tanto piacere, eccolo che accusa di «semplicismo» certe « equazioni tra movimenti filosofici e tendenze politiche». Così nella nota 21 a p. 40. Da quale pulpito! In quella stessa nota, De Mauro parla delle origini « codine » e schiettamente reazionarie del neopositivismo, contro ogni evidenza storiografica. Debbo proprio indicargli centinaia di luoghi che tutti noi conoscia- [106] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==