Nord e Sud - anno V - n. 39 - febbraio 1958

DOCUMENTIE INCHIESTE Difesa e bonifica del Polesine Ancora il Polesine. Ancora, sui quotidiani, sui rotocalchi, fotografie di acque dapprima irrompenti, poi tragicamente stagnanti. Immagini di argini travolti, di uomini in fuga, di campi abbandonati; volti sfigurati e non dal terrore, ma dalla rassegnazione. Il terrore lo si coglie talvolta negli occhi spalancati dei bovini, abbandonati alla furia delle acque e in quelli dei ragazzi, ai quali il tempo ancora non ha potuto insegnare la rassegnazione .. Non v'è più fantasia umana che possa vincere la stancante, tristissima monotonia di questa iconografia ricorrente, che sembra talvolta assumere il significato incognito di un rito di espiazione, in astronomica coincidenza con l'alternarsi delle stagioni. Il paese è stanco fino alla noia ed all'irritazione. E ancor più stanca ed irritata è la gente del Delta, che le vicende di questo ultimo lustro hanno costretto a contrarre abitudini proprie alla fauna degli acquitrini e delle paludi. Si fa presto a ricordare: a novembre del 1951 il Po rompe ad Occhiobello e due terzi dell'intera provincia di Rovigo, compreso lo stesso capoluogo, sono sommersi dall'acqua; nel dicembre del 1952, un anno dopo, è la volta del mare; e ancora l'Adriatico è di scena nel febbraio e nell'ottobre del 1953; e ancora acqua, ora dolce, ora salata, invade i campi nel gennaio e nel febbraio del 1954, nel novembre del 1956, nell'aprile, nel giugno, nel novembre e nel dicembre del 1957. In una [81] Bibloteca Gino Bianco •

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