raneo dai suoi normali doveri scolastici; esonero che in genere viene accordato. Così un dato giorno, in aula, vi sono studenti costretti ad cc avere studiato », ed altri dispensati da tale dovere. Intermediario tra il preside, o direttore, è l'insegnante; che è costretto ad aiutare i concorrenti perché non facciano magra figura; naturalmente, a scapito dei suoi compiti quotidiani. Ma se il maestro o il professore è mobilitato· per far bella figura dinanzi al capo-istituto, i genitori sono mobilitati perché il figlio faccia bella figura dinanzi all'insegnante; ciò specialmente quando le prove vengono assegnate per casa. Il risultato che ne deriva è che gli elaborati sono tutt'altro che sincero specchio della preparazione e della capacità del ragazzo. Non finiscono qui gl'inconvenienti di questi concorsi che, come dicemmo, possono essere considerati giustificati. Supponete (come accade in realtà) che i concorsi, nell'anno scolastico, siano parecchi: una frazione notevole di tempo e di energie sarà impiegata per queste attività extra-scolastiche, e altrettante volte il normale svolgimento del programma ·segnerà il passo. E poiché l'anno scolastico in Italia è già brevissimo per le numerosissime vacanze; poiché i programmi sono vasti, e le scolaresche, tranne pochi casi fortunati, sono pletoriche: ognun vede quanto sia assurdo disturbare ulteriormente lo svolgimento delle lezioni con sovraccarichi sempre . nuovi. Ma c'è anche il caso in cui il cc tema» assegnato, utile e intelligente in sè, capiti in un momento inopportuno dell'anno scolastico, o sia assegnato a scolaresche non preparate a svolgerlo. È il caso del tema-concorso sull'Unione Europea. Dato che nessuno si preoccupa di insegnare ai nostri studenti la storia recente (v. Nord e Sud) ottobre 1957), assegnare un tema sull'Unione Europea è come assegnare un tema sulla filosofia di Confucio: è mettere i concorrenti nell'impossibilità di fare un lavoro serio. Giacché, in simili casi, gli studenti - salve rarissime eccezioni - non si perdono d'animo; e si gettano nella retorica, riempiendo le pagine di grandi frasi che non dicono niente. Ne scapita la serietà dell'esperimento non solo, ma si compie opera diseducativa. L'unione dell'Europa al disopra dei nazionalismi che l'hanno insanguinata negli ultimi decenni è cosa troppo seria perché se ne faccia oggetto di divagazioni retoriche; molto meglio sarebbe stato che si prescrivesse agli insegnanti di storia dell'ultimo anno di corso di ogni tipo di scuola media superiore, di dedicare un ciclo di lezioni all'idea di Europa e ai legami che uniscono tra loro i suoi popoli; meglio ancora sarebbe stato dare pubblicità ai lavori e alle conclusioni delle « conferenze » annuali che il Consiglio d'Europa promuove dal 1951, appunto per la revisione in senso ~uropeistico dei manuali di storia delle nostre scuole medie e alle quali l'Italia ha partecipato. Insomma, ci vogliono cose co11crete, e non iniziative generiche che non possono avere efficacia, se non quella di disturbare la vita normale della scuola. [42] Bibloteca Gino Bianco
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