Nord e Sud - anno V - n. 39 - febbraio 1958

dell'artista; metafore analoghe furono il più adeguato veicolo perchè critici come lo Schlosser e il Ragghianti introducessero nella critica d'arte la distinzione crociana tra poesia e letteratura, rivalutassero quest'ultima e preparassero il terreno al rinnovamento metodologico della storia dell't1rbanistica. Le identiche espressioni, dunque, sono di volta in volta significanti o prive di senso, opportunamente o malamente usate; e come errerebbe chi volesse farne uso spropositato, così sarebbe fuori dal vero chi volesse bandirle e condannarle i11 ogni caso. Ma la distinzione, che anche gli analisti desidererebbero compiere, tra l'uso opportuno e quello non appropriato delle metafore è impossibile senza tener in considerazione anche la cosa significata, cioè l'argomento di cui di volta in volta si discorre e la situazione in cui ciò avviene; da sola, l'analisi linguistica, se non è integrata dall'analisi degli aspetti extralinguistici, è incapace sia di intendere appieno il suo oggetto, cioè i dati linguistici, sia di eliminare gli usi linguistici non opportuni. Ad analoga conclusione si giunge considerando le analisi compiute dagli studiosi inglesi della formula crociana. Strappata dal contesto in cui la si trova, ed esaminata con gli strumenti della logica formale, essa sembra tautologica. Naturalmente si potrebbe qui aprire la discussione sul valore conoscitivo delle tautologie, sulla illegittimità della condanna di una proposizione perchè formalisticamente tautologica. Ma non è il caso, per il semplice motivo che, se gli analisti, invece di considerare quelle parole appunto come una formula sospesa nel vuoto, le avessero considerate nel loro contesto e avessero letto ciò che le precedeva e le seguiva nelle pagine della prima edizione dell'Estet/ca, avrebbero visto che esse non erano, anche da un punto di vista formalistico, una tautologia, e che altro era il loro difetto. In realtà con quelle parole il Croce proponeva di connettere due esperienze, quella intuitiva e quella espressiva, ed il difetto di tale proposta era non già la identità ma l'eterogeneità delle due esperienze. Del che il Croce non mancò d'avvedersi, una volta che gli fu chiara l'esistenza di espressioni non artistiche, « logiche » o « pratiche », come egli le chiamò; e avvedutosi di ciò, come dovrebbe essere noto a chi imprende una analisi sia pure solo linguistica dell'estetica crociana, procurò di meglio determinare l'espressione artistica, ~ttribuendole i caratteri della liricità e [28] Bibloteca Gino Bianco

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