Nord e Sud - anno V - n. 39 - febbraio 1958

risulta assai ridotta dalla scarsa sensibilità storica di più d'uno fra gli autori studiati dalla Formigari. Di tale insensibilità è ·prova proprio l'atteggiamento degli analisti dinnanzi alla questione delle metafore nella critica. Senza uscire dalle considerazioni d'ordine puramente linguistico è impossibile sia intendere come e perchè le met.a.fore si siano introdotte nella critica, sia approvare o riprovare il loro uso. Valga per tutte l'esempio delle metafore <e linguistiche >> (tipo: (e grammatica figurativa >> e « linguaggio figurativo >>) nella critica delle arti figurative (11 ). La moda, certamente fastidiosa e talora ridicola, che impone tali metafore nella critica d'arte, specie italiana, ma anche tedesca degli ultimi anni, è preceduta e spiegata da una storia assai seria. Se in molti contesti esse stanno a significare niente altro che il vuoto mentale e la pigrizia di chi le usa, in altri casi esse furono e sono di non poco giovamento. Mediante queste metafore il WolfHin potè meglio esporre e addirittura meglio raggiungere le sue tesi sulla storicità delle tecniche artistiche cui è ancorata la fantasia dicano con la parola propria che la sopravvegnente riflessione detta e, se non la trovano, rimeditino l'argomento fino a che non l'abbiano trovata?». Del Calogero, v. la lettera a Bruno Zevi in << L'architettura - Cronache e storia», I (1955), 3, p. 314, contro le metafore linguistiche nella critica d'arte (o meglio contro la loro ipostatizzazione nel concetto di « semanticità delle arti figurative»). ( 11 ) Si tratta di una questione, assai controversa e non sempre esaminata in tutte le implicazioni, in cui sono presenti due poli, uno filosofico (se le arti figurative siano o no « semantiche n e se abbia senso parlare di un'unità delle arti) e uno linguistico (dove, come e perchè siano nate le « metafore linguistiche >> nella critica , d'arte). Esistono in proposito diverse posizioni, fra loro singolarmente intrecciate: vi è un fondamento unitario delle arti, ma la critica deve discriminare e quindi non deve adoperare metafore (Croce); esiste un fondamento comune delle arti e la critica perciò adopera metafore (Flora); le arti figurative sono diverse da quelle espressive, sono <<asemantiche» e quindi occorre eliminare o ridurre al minimo le metafore linguistiche (Calogero); le arti figurative sono diverse dalle espressive, ma alcune analogie consentono l'uso di metafore linguistiche (Wolfflin, Fiedler); esiste un fon• <lamento comune delle arti, le arti figurative sono per altro a un grado di sviluppo linguistico ancora limitato rispetto alle espressive, e tuttavia è utile adottare anche per esse metafore linguistiche (Ragghianti). Sulla questione è necessario tornare con la debita cura in altra sede: qui nel testo sono indicate due delle fonti di legittime metafore linguistiche nella critica d'arte. [27] Bibloteca Gino Bianco

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