Nord e Sud - anno V - n. 39 - febbraio 1958

ha avuto difficoltà a sottolineare in un editoriale alcune delle grossolane ingenuità in cui era caduto Kennan. E tuttavia l'eco, che le sue conversazioni hanno avuto in Europa, era chiaramente sintomatica di un'atmosfera ampiamente diffusa, ostile al riarmo ed incline ai negoziati, scon- .. volta dalla prospettiva imprevedibile di una gara senza sosta per la supe- . . ' . r1or1ta atomica. In un editoriale, pubblicato una diecina di giorni dopo la fine della Conferenza, « The Danger of Isolationism in Europe », il New York Herald Tri'bune ha scritto che il punto di vista degli europei è stato profondamente trasformato dal lancio dei missili intercontinentali da parte dei russi, poichè l'esistenza di tali missili fa degli Stati Uniti una specie di trincea avanzata, liberando l'Europa dalla triste prerogativa avuta finora. Secondo l'autorevole quotidiano repubblicano, gli europei sarebbero spinti verso una direzione di neutralismo pacifista e dilazionerebbero l'impianto delle basi dei missili a media portata per evitare di tornare a occupare di fronte ai russi una nuova trincea avanzata dell'Occidente. Le ragioni di fondo, che hanno spinto gli europei a guadagnare tempo, si possono dunque riassumere in due punti: I) l'intenzione di porre un freno nella corsa al riarmo atomico; 2) la volontà di sottrarsi al pericolo di diventare obiettivo di prima linea d'una eventuale offensiva atomica russa. .. Questa affermazione di ordine generale deve però essere approfondita e chiarita se si vuole cercare di dare una risposta in qualche modo soddisfacente ai quesiti aperti dalla Conferenza di Parigi. C'è in primo luogo da osservare che gli statisti, riuniti a Parigi, non hanno preso le loro decisioni db,bedendo soltanto ai propri convincimenti, ma anche e soprattutto tenendo conto del clima politico del loro paese, delle tendenze e delle richieste dell'opinione pubblica. Quelle che abbiamo appèna definito « ragioni di fondo» non sembrano corrispondere alla intima persuasione di Adenauer, Mac Millan, e Pineau, ma riflettono piuttosto le tesi, largamer1te popolari, di Ollenhauer e di Bevan, de Le Monde e de L'Express. In secondo luogo, si è fin qui adoperata per esigenza di semplicità, la parola «europei>>, ma lo si è fatto impropriamente, poiché l'atteggiamento inglese è stato profondamente diverso [ll] Bibloteca Gino Bianco

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