Nord e Sud - anno V - n. 38 - gennaio 1958

città, subito dopo la guerra, fenomeni di espansione edilizia fortemente accentuata. Purtroppo, per la m,ancanza di tempestive ed adeguate norme di piano regolatore, e per la presenza invece di una inconsulta attività di speculazione sulle aree edifìcaibili, non coordinata in vista di un pubblico interesse proiettato nel futuro, tutte queste espansioni ur·bane sono avvenute caoticamente, al di fuori di qualsiasi piano di sviluppo, e sono risultate pertanto deleterie sotto l'aspetto uribanistico e sociale. Sopratutto nelle grandi città, alla impellente necessità di vani si venne incontro costruendo intensivamente abitazioni in zone allora periferiche e creando veri e propri q~artieri << addizionali >> rispetto agli originari centri cit~- dini, la cui dimensione divenne per conseguenza funzionalmente insufficiente rispetto all'organismo così accresciutosi. Vero è che l'esigenza più urgente era allora quella di costruire case: case •per i senzatetto, case per i baraccati, case per coloro che vivevano nelle grotte, per le famiglie costrette alla coabitazione, per i nuovi nuclei familiari che andavano formandosi; ma è vero altresì che i risultati ottenuti parlano chiaro, oggi, anche se troppo tardi, sulla irrazionalità di quella politica, edilizia e non uribanistica. Le situazioni che si sono determinate in conseguenza di ciò riflettono una netta antitesi fra la struttura e la funzione del vecchio centro - rim;isto il medesimo, nonostante il gravitare su di esso dei nuovi organismi <<addizionali», - e la dimensione della città odierna, accresciutasi a dismisura. L'esempio di Napoli è probante: si pensi alla massiccia espansione verificatasi in zone come il Vomero-Arenella, i Comuni Vesuviani, la Flegrela, etc.: in ogni poss~bile direzione, la città si è sviluppata come un organismo mostruoso, senza alcun orientamento programmatico. Come meravigliarsi del fatto che le vecchie strutture siano ormai insufficienti, funzionalmente e dimensionalmente, a rispondere alle esigenze di una entità così disordinatamente accresciutasi? Tutti i fenomeni di disagio, le fratture, la dissociazione di cui avvertiamo le presenza nelle nostre città, scaturiscono da questo squilibrio e noi ne ,abbiamo provato e ne proviamo le dolorose ripercussioni. La nostra posizione di uomini di cultura ci ha spinto sovente a denunciarne le cause e le conseguenze; ma la nostra azione è giunta però, purtroppo intempestiva, proprio perchè non preventiva, e pertanto si è esaurita in una denuncia, nella diagnosi, quanto acuta si v.oglia, di un male già in [89] Bibloteca Gino Bianco

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