Ma la ragione fondamentale che suggerisce di conservare una diversa durata alle due Camere è ttn'altra: ed è cioè che, data l'attuale struttura· dei partiti itl Italia, dato il fatto che essi tendono senipre più a diventare delle formazioni rigide, co11 una disciplina interna abbastanza notevole, e dato altresì il fatto che il sistema di elezione dei senatori non diff erisce nella sostanza grandemente da quello per l'elezione dei deputaf,,i, a voler dare una pari durata alle due C.amere si frustrerebbe il principio della bicameralità. Il Senato diverrebbe un doppione della Camera dei Deputati. Allo stato attuale si ha a/,meno la possibilità che la Camera /llta rispecchi un'indicazione politica diversa da quella del!' altro braccio del Parlamento: e questa non è affatto una difficoltà di più per il ·Governo; o per meglio dire lo è, ma è anche una garanzia di più pei cittadini. Comunque ciò sia, se si accetta il pri1icipio della bicameralità, come a noi sembra si debba fare, se ne debbono accettare anche tutte le conseguenze. E queste conseguenze riguardano ovviamente il problema della riforma del Senato, che è stato· tanto dibatuto negli ultimi mesi. A noi sembra che si sia imboccata la via sbagliata, quando si è cominciato co12 l'aumentare il numero dei senatori eletti. Il principio della bicameralità suppone che si faccia il possibile per differenziare la struttura delle due Camere, per differenziare cioè il reclutamento di esse: e da questo punto di vista u1i Senato tutto elettivo non serve a niente. A noi sembra che in un Senato che voglia giustificare la sua esistenza non possono non essere immessi gli uomini dei grandi corpi dello Stato, no1i già come rappresentanti di categorie, ma come personaggi ragguardevoli per la competenza tecnica e meritevoli per aver spesa tutta la vita al servizio dello Stato. Gli altissimi gradi della magistratura, dell'insegnamento universitario, della burocrazia economica, delle forze armate, gli ex-giudici costituzionali, rappresentano la correzione naturale di un Senato meramente elettivo. Studiando opporturiamente i criteri di immissio1ie si avrebbe un gruppo omogeneo di <<competenze» che potrebbe re1idere in sede legislativa dei reali servigi al paese. In Italia si parla molto da una parte di attuazione della Costituzione e dall'altra dell'esigenza di rendere funzionali le strutture democratiche: a noi non sembra che in un caso illustre come quello recentissimo del Senato si sia fatta l'una cosa o l'altra, ma che si siano ridotte le questioni a puri giochi di eqitilibrio tra i partiti. [8] BiblotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==