essendo gli immigrati in gran parte senza protezione assicurativa, sono rimaste per il 70% inefficaci. La quasi totalità dei nuovi cittadini naturalmente non paga tasse, avendo redditi inferiori al minimo imponibile, e perciò non è in grado di contribuire allo sforzo finanziario dell'amministrazione. Al convegno di Limbiate si è parlato anche della situazione del mercato del lavoro, tema ripreso e approfondito poi in un convegno sindacale , tenutosi in agosto a Cesano Maderno. Vari interventi hanno fatto notare come alla massiccia immigrazione di questi anni non sia corrisposto nell'Alto Milanese un proporzionale aumento dei posti di lavoro. Sono sortì dei nu·ovi impianti, ma in alcune importanti fabbriche si sono dovuti lamentare licenziamenti in massa. Perciò un gran numero di immigrati, non potendo trovare occupazione nelle attività industriali, non ha avuto e non ha altra scelta che « arran,giarsi », dedicandosi al piccolo commercio, o ad altri mestieri anche più precari e saltuari. ovvero appellandosi alla pubblica assistenza. Ma ci sono anche coloro - e non sono pochi - che offrendosi a padroni senza troppi scrupoli vengono assunti in modo clandestino, senza libretto di lavoro e senza protezione assicurativa, cosa che suscita preoccupazioni tra i lavoratori locali. Il risentimento che una parte della popolazione prova per i r1uovi arrivati è anche più chiaramente avvertibile sul piano del costume. Gli immigrati troppo spesso non si curano di adattarsi, per ciò in cui è giusto adattarsi, alle abitudini e alla mentalità del paese che li accoglie. 1\1antenere certe tradizioni di particolare valore è logico e umano, ostentare quasi la propria diversa provenienza è controproducente. In un pase dell'Alto Milanese, proprio al tempo del convegno di Limbiate, i muri di tutte le case erano invasi da manifesti rivolti alla « colonia veneta », perchè partecipasse in massa ad una festa religiosa, organizzata da preti venuti appositamente dal Veneto, e culminante in una processione in onore di una statua di S. Antonio da Padova, anch'essa portata dal Veneto. Caso non diverso da quello di certi italo-americani che ogni anno celebrano la festa di S. Gennaro, con riti e manifestazioni così estranei alla mentalità degli altri cittadini, anche cattolici, da attirarsi addosso invariabilmente commenti poco benevoli, e, quel che più conta, l'accusa di ostinata refrattarietà ad una giusta assimilazione. Sono episodi poco importanti in se stessi, ma proprio di queste piccole cose, reiterate e moltiplicate per mille, è fatto il sentimento di insofferenza o di freddezza di cui sono spesso fatti oggetto i gruppi immigrati. Talvolta~ al di là del folclore, l'irritazione trae .motivo da fatti ben diversamente incidenti nella vita delle popolazior1i native. Come è il caso di un paese del Comasco, non dissimile per struttura economica e s·ociale dai centri dell'Alto Milanese, dove gli immigrati veneti, una volta ottenuta la residenza, sono (69] Bibloteca Gino Bianco
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