Nord e Sud - anno IV - n. 37 - dicembre 1957

provincia di Milano - è stata per la ·prima volta ufficialmente illustrata e discussa, con immediata rison·anza nella stampa quotidiana lombarda, in u11 convegno di sindaci tenutosi in giugno nel paese di Limbiate, per iniziativa di alcuni amministratori socialisti e comunisti. P·ochi giorni dopo, l'am.mini-- strazione provinciale di Milano nominava un Comitato di studio - comprendente rappresentanti di tutti i partiti - con il compito di esaminare quegli aspetti della questione che la chiamano direttamente in causa. Da allora altri dibattiti, sia sindacali che politici, si sono succeduti sullo stesso argomento, cosicchè esso ormai è tra quelli permanentemente all'ordine del giorno nella vita pubblica lombarda. 1/Alto Milanese è, escludendo la metropoli, la parte più prospera e progredita di una provincia cl1e, come tutti sanno, occupa da tempo il primo posto nélla graduatoria dei redditi provinciali italiani. Ne fanno parte solide cittadine come Sesto S. Giovanni, Rho, l\fonza, Seregno, centri minori ma di larga fama produttiva come Pero, Cesano Maderno, Cinisello, Desio. L'economia industriale vi è cresciuta a ritmo ininterrotto, creando condizioni ambier1tali così favorevoli che negli ultimi lustri molte imprese di Milano vi hanno trasferito i loro impianti. Così oggi la zona ospita gli stabilimenti di alcune delle maggiori industrie nazionali. L'Alto Milanese possiede un'ottima rete ferroviaria e stradale, e gli abitati, anche quelli minori, hanno moderne caratteristiche urbane. È, insomma, una delle plaghe più fortunate e dinamiche, e a tenore di vita più alto, dell'intero Paese. L'immigrazione vi è cominciata sin da quando si sono consolidate le prime industrie di qualche importanza. Fino alla seconda guerra mondiale il flusso dei lavoratori forestieri è ~tato graduale e ordinato. Per molti anni la grande maggioranza degli immigrati era formata da tecnici e operai specializzati, attratti dalle paghe discrete e dagli altri vantaggi offerti da una zona in sviluppo. Parecchi operai rimasti senza lavoro perchè perseguitati dal fascismo vi trovarono abbastanza facilmente una sistemazione, e dalle loro file uscirono più tardi molti quadri della Resistenza. Non mancò un'immigrazione di braccianti sia settentrionali che meridionali, ma venne allora sempre agevolmente assorbita dal mercato del lavoro industriale. A partire da questo dopoguerra le cose sono cambiate. Dal 1945 al 195S la sola immigrazione extraprovinciale ha portato nei quarantacinqt1e comuni 97.000 persone. Tra il 1952 e il 1956 l'incremento assoluto di popolazione negli stessi paesi è stato di oltre 100.000 unità. Il nuovo fluss·o immigratorio è composto in gran parte da lavoratori agricoli sfollati dalle rispettive campagne, e inoltre da manovali comuni, cslapiccoli artigiani e da commercianti spesso provenienti da piccoli centri rurali, e infine da lavoratori professionalmente indefinibili: tutti quanti prima o poi seguiti dai propri familiari. Secondo una valutazione comunicaL1 al convegno, oltre il 40% degli immigrati proviene dalle regioni padane, e [67] Bibloteca Gino Bianco

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