Nord e Sud - anno IV - n. 37 - dicembre 1957

ma dalla promessa di un profondo rivolgimento econ·omico e sociale. Quel che infondeva fascino alla speranza comunista era proprio quel che si vuole . sottrarre al m·ovimento comunista: la violenza. lVIa non sono i militanti di base - segnatamente i contadini del Mezzogiorno e delle regioni depresse - a pretendere che il partito filo - sovietico muti di natura. Con sorprendente ingenuità (veramente per noi con irritazione), molti socialisti sembrano invocare sul serio una coscienziosa rettifica degli errori comunisti, senza sapere in che cosa codesta correzione consisterebbe. Dovrebbero i partiti comunisti rinunciare sul serio al mito violento della conquista del potere, o condannare le repressioni sovietiche? Ma non sarebbe, una siffatta rinuncia, vera e propria apostasia, cambiamento di natura, la fine della qualità propria di questi partiti? La verità è che il grande seguito del PCI è sempre stato la prova che esso incarnava una grande speranza, la speranza dell'antica vendetta dei subalterni. La violenza comunista rappresentava, nella fantasia politica dei militanti inge11ui, la vendetta contro tutte le ingiustizie patite dalle plebi, la distruzione del dispotismo feudale, l'unica forma di giustizia in un mondo che non l'aveva mai conosciuta: non soltanto in Russia. Questi stessi militanti son·o poi dall'anticomunismo istituzionale stimolati come alla difesa gelosa di un patrimonio domestico, il solo patrimonio politico di un'opposizione disperata, ma tenace. Vedono aggrediti nel partito se stessi. Si può capire - se è così, come pare dimostrato dai risultati delle elezioni in Puglia del 27 ottobre scorso - quanto sia flebile l'influsso di un rilancio socialista non s·olo abortito, ma apparso inficiato dalle più elementari contraddizioni. Da un lato il partito socialista si limita a disapprovare la controrivoluzione russa in Ungheria, a dolersi della cc degenerazione del potere sovietico e comunista~» (per sola bocca di Nenni), ma senza dire che cosa intende fare; dall'altro lato i socialdem·ocratici si confermano intransi- . genti ·sulla professione dei « principii », che non solo può rinnovare un anticomunismo controproducente e provocatori·o, ma potrebbe anche offrire aJ P.C.I. il destro per sottolineare il vuoto programmatico degli stessi professori di democrazia. Ora, se la forza d'origine del PCI è la violenza, il supporto politico gli è dato per assurdo dai retori della den1ocrazia, cl1e sono tutti applicati a una « difesa » poco o punto intelligibile alle masse. Se si ha idea di che cosa sia la democrazia in Basilicata, o 11egli Abruzzi, o nei paes_i della Puglia quali Ar1di:-ia,Cerign·ola, Canosa, 1\llinervino, etc., si dovrebbe anche capire che la difesa di quella « democrazia n corrisponde più alla difesa della democrazia cristiana, che non ad altro. E là, la DC non l1a fatto dimenticare la tradizione reazionaria culminata nel fascismo. Ecco perchè l'ipotesi di un partito comunista auto1101no, convertito alla fS9l BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==