dendosi nel nostro Paese. L'ultimo Congresso ha dato al riguardo, per la verità, un'ottima prova e perciò una confortante testimonianza di buona volontà; erano corse voci, infatti, di non lievi difficoltà incontrate dal Comitato organizzatore, stante l'avversione all'iniziativa opposta da un'alta autorità ecclesiastica locale, e che solo l'intervento, decis·o ed accorto insieme, della Presidenza dell'Istituto ha consentito di superare. Il tema del Congresso di quest'anno era La crisi fi1iale del Regno delle Due Sicilie_, e la relazione su di esso venne opportunamente affidata al prof. Ruggero Moscati, autore di quel saggio su Il Mezzogiorno d'Italia nel Risorgimento che è fra i contributi più notevoli, per stringatezza e per lucidità, d'una scuola storiografica che pur annovera opere addirittura insigni, a cominciare dalla stessa crociana Storia del Regn.o di Napoli. Chi era già a conoscenza di quel saggio di Moscati ha ritrovato, come era da attendersi, le sue linee direttive d'interpretazione storica nella relazione da lui tenuta, le quali possono riassumersi nella notazio11e fatta dal prof. v\r alter Maturi in un suo intervento nella discussione: e cioè che il distacco fra la coscienza p·olitica delle classi colte del Regno e l'apparato a1nministrativo della sua burocrazia segnò la crisi irrimediabile nell'organisn10 istituzionale, come sempre avviene in ogni regime, quand·o si verifichi una simile frattura interna. Il Moscati si è preoccupato peraltro di mettere ir1 evidenza anche le condizioni e le contraddizi·oni del mondo economico e sociale (neì contrasto, p. es., fra città e provir1cia, che si riduceva addirittura a quello fra Napoli e il resto del Regno sul continente), che contrassegnarono gli ulti1ni an11i della monarchia borbonica; ma queste, ci sia consentito osservare, rispecchiano, piuttosto che la crisi finale del regno delle Due Sicilie, la crisi, ahimè si direbbe cronica, del Mezzogiorno d'Italia; sono le stesse che determinano la « quistione meridionale » dopo la fine del Regno, e che sollecitano quelle indagini di ~atura sociologica, quegli scandagli dell'ambiente rimasto nella penombra della coscienza civile, di cui diedero esempio insigni maestri degli studi di meridionalistica, quali Giustino Fortunato e Gaetano Salvemini. Non è infatti mancata, fra le comunicazioni presentate al Congresso~ qualcuna dedicata per l'appunto a tal genere di ricerca, certo più fruttuosa dell'altra ancora ispirata al martirologio politico; e ricorderemo, per ese1npio, la comunicazione letta da A. Cestaro sul comune di Eboli al tempo della crisi, che illustrava il funzionamento degli organi amministrativi, i rapporti con l'Intendenza, la situazione econ·omica di quel comune, divenuto ai nostri giorni famoso per merito del titolo d'un libro di Levi. Non sono mancateT beninteso, altre comunicazioni di vario interesse; e con1unque, importa sottolineare il tono europeo assunto dalla manifestazione nel suo complesso (salvo qualche inevitabile scivolata d'ala nel provincialism·o di maniera) i11. grazia anche della partecipazione di illustri studiosi stranieri, fra i quali ci limiteremo a menzionare il francese J acques Godechot (autore d'un suggestivo [56] BiblotecaGino Bianco
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