Si è visto come, anche senza storici e storicisti, in Italia non vi sarebbero state maggiori possibilità di svilt1ppoper la ricerca scientifica e un congiunto pensiero empiristico: dunque, senza quella tr.adizione che va da Vico a Croce, l'Italia non sarebbe simile all'Inghilterra, come pensano i nostri analisti antistoricisti, ma al Portogallo, paese solo economicamente anglicizz.ato, paese di Camoens, ma anche di Salazar. In conclusione, il problema va posto anche in questi termi11i: cioè in termini non solo di discussione filosofica o di orientamento culturale, ma anche di valutazione politica e morale. Perchè, non già per ragioni metafisiche o di logica congruenza, ma per ragioni di fatto, dei fatti della nostra storia, in Italia le tradizioni di libertà segt1onoin larga misura le vie dello sviluppo dell'alta cultura storiografica e filosofica: da ql1esta, e non da altra parte, è venuia l'opposizione più continua e tenace allorchè altri ceti, cedendo alla dittatura, si lasciavano sottrarre ogni possibilità di git1dizio politico. Di conseguenza i tentativi intesi non all'arricchimento e allo sviluppo, ma all'eversione de]la nostra tradizione culturale, giovano a coloro che mirano a soffocare la coscienza politica nel nostro paese. Si spiega bene quindi lo zelo, altrimenti stupefacente, con cui la diffusione delle teorie dei << moderni neorazionalisti » o « neoilluministi >> viene sostenuta da parte delle zone politicamente più reazionarie del mondo cattolico italiano, per. esempio da parte dei cauti p.adri gesuiti della << Civiltà Cattolica» (26 ): le « nuove tecniche», artificiosamente presentate in fun- - zione antistoricistica, se in tale funzione dovessero esser diffuse e accolte, ~opratutto fra i << nuovi tecnici >> limiterebbero di molto la vitaiità della cul • ( 26 ) I padri gesuiti, convinti ,che « un pizzico di positivismo... fa bene e ritrae da inutili divagazioni e idealistici rimuginamenti » (A. STEFAN1zz1i,n « Civiltà Cattolica>, 7 marzo 1953, pp. 503 - 516, a p. 516), sono anch'essi zelanti propugnatori della diffusione delle << nuove tecniche», come ancora da ultimo conferma G. BARTOLAso, Il pn·mo volume della Enciclopedia filosofica, « Civiltà Cattolica », 21 ~ettembre 1957, pp. 646 - 649, a p. 649 e nota. E' davvero singolare che lo stesso at,,. teggiamento di simpatia spiri dall'organo ufficiale del Partito Socialista Italiano, « Mondo Operaio». Nasce da tutto ciò il sospetto che gli analisti antistoricisti siano, sul piano culturale o delle aspirazioni culturali, l'esatto corrispondente della « sinistra pasticciona »: non a caso negli uffici studi di certi grossi enti statali ove già si celebrano le opulente nozze tra clericaìismo e socialità, la filosofia analitica è assurta a rango di filosofia ufficiale. [47]' Bibloteca Gino Bianco
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