Nord e Sud - anno IV - n. 37 - dicembre 1957

A smentirla è sufficiente un fatto che non è sfuggito ai più attenti meridionalisti: il carattere reazionario dei quadri dirigenti meridionali del primo Novecento che, sul piano culturale, si ispiravano appunto ~l positivismo. Non certo a Norberto Bobbio che, per averle sinceramente vissute, ben CO· nosce certe esperienze, ma ai più giovani neop-ositivisti, analisti e metodologi che leggono i suoi libri più recenti nei quali queste esperienze sono talvolta offuscate dalla polemica, gioverà ricordare che, quando gli istituti democratici furono colpiti dal fascismo, la << retriva >>e « meridionale » cultura che dal Vico allo Spaventa, dal De Sanctis al Croce avev,a tratto dal pensiero idealistico e storicistico vitale nutrimento, se soffrì perdite che oggi possiamo serenamente dire dolorose, nel suo complesso si costituì in << coscienza morale dell'antifascismo italiano>>, mentre i «progressisti» positivisti .abbandonavano la battaglia democratica e liberale, ponendo così fine a quelle « quotidiane rimasticature degli immortali principi che poi vedemmo pietosamente inchinarsi dinnanzi alle radicali negazioni del fascismo » ( 23 ). D'altro canto non è nemmeno possibile consentire c<>l Bobbio nella sua critica alla disti11zione del liberalismo \ial liberismo, distinzione che, a suo avviso, inducendo la cultura di is-pirazio11estoricistica a trascurare i mezzi e a limitarsi alla pura contemplazione del fine, avrebbe agito e ,agirebbe in funzio11e reazionaria. In realtà non solo è dato notare da più parti che la cultura improntata allo storicismo può tentare, senza smentire se stess,ama anzi coerentemente sviluppandosi, la via delle << nuove tecniche» auspicate dal Bobbio, recando seco oltre tutto una assai ricca co11sapevolezza storica e filoso.fica, politica e morale, ma occorre sopratutto dire che la distinzione operata dal Croce ha agito e agisce nei fatti in senso tutt'altro che reazionario, così come in senso progressista agisce la sua polemica contro le cristallizz:i te ideologie socialistiche. << Quar1do si pensa che sul piano del << laissez faire >> non sare1 bbero consentite, o sarebbero osteggiate, riforme agrarie o spese pubbliche straordinarie; e quando si pensa che sul piano del socialismo integrale si arriva fatalmente all'autarchia nazionalista, allora si può intendere come la distìnzione crociana tra liberalismo e liberismo, sbloccando pregiudizi conservatori ed illusioni socialistiche, è strettamente legata alle ( 23 ) GIOVANNI AMENDOLA, La nuova democrazia, Napoli, Ricciardi, 1951, p. XXV. Che il Croce sia stato la « coscienza morale dell'antifascismo » è stato riconosciuto. d:l 1 Rohhio più volte in Politica e cultura. [44] Bibloteca Gino Bianco

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