Nord e Sud - anno IV - n. 37 - dicembre 1957

significa contribuire a che la tradizione filosofica e culturale italiana utilizzi e sviluppi, senza perciò smentire se stess~, quei temi di ricerca che i neopositivisti, smesso l'acritico scientismo degli inizi, hanno saputo indic,are nei campi e nelle discipline più diverse - dalla storiografia filosofica alla filosofia del linguaggio, dalla metodologia delle scienze all'economia, alla linguistica, alla giurisprudenza, alla sociologia. La polemica antistoricistica s'annuncia sin dalle prime pagine della Nuova filosofia della natura in Germania, il libro con cui più di vent'anni fa nel 1934, Ludovico Geymon.at dette inizio alla diffusione ,delle tesi dei neopositivisti austriaci. Reagendo a talune interpretazioni date a un suo precedente scritto, egli osservava (9 ): . « Il carattere •da me rimesso in luce in quel saggio di alcune grandi tesi filosofiche, fond,amentali per la coscienza contemporanea, era stato dimenticato in modo così completo dalla generalità dei nostri studiosi, che parecchi fra essi... negarono persino che il mio personale pensiero fuoriesca da]le linee del dominante soggettivi. smo, t1nica filosofia a loro gi11dizio n1oderna. Senza f er1narmi a dis·cutere siffatta questio11e qt1asi personale, noterò solo che le grandi idee del positivismo classico, anzichè rivelarsi sempre più sorp.assate e infeconde come vorrebbero gli anzidetti critici, sembrano proprio, oggi, diventare le tesi più ricche di mcxlernità, trovandosi vigorosamente sostenute da giovanissime scuole, sorte in questi ultimi anni in parecchi paesi d'oltr'Alpe ». Già qui risuonano dunque almeno due motivi ripresi e ampliati dal Geymonat e da altri nella più recente polemica: il << dominante soggettivismo», cioè, in pratica, lo storicismo idealistico, ha impedito alla cultura italiana di sviluppare, anzi anche solo di ricordare le << grandi tesi del positivismo » ; queste tesi sono, rispetto al « soggettivismo », « più ricche di modernità», in quanto sostenute da << scuole d'oltr'Alpe ». Ma, giova osservare, già ql1i appare un carattere che differenzia in 'modo assai netto l'antistoricismo degli analisti italiani dall'antistoricismo dei neopositivisti austriaci e dei loro immediati precursori e seguaci, che è un antistoricismo programmatico, ispirato da un disprezzo spesso grossolano per la storia. Così ad ( 9 ) La nuova filosofia della natura in Germania, Torino, Bocca, 1934, a pp. V - VI; il saggio anteriore era Il problema della conoscenza nel neoposi'tivismo, id., id., 1931. [35] . Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==