Nord e Sud - anno IV - n. 37 - dicembre 1957

70 paesi in tre categorie a seconda della ,quota di partecipazione al reddito mon- .diale espresso in dollari nel 1949 e del livello di reddito pro-capite, eseguita dal Segretario delle Nazioni Unite, da cui si ricava che i due terzi del reddito mondiale vanno al 18 per cento della popolazione, mentre il gruppo dei paesi a reddito basso .comprende i due terzi della popolazione n1ondiale e riceve meno di un sesto del :reddito mondiale. Era ovvio che a questo punto il vecchio schema dell'economia classica non sarebbe bastato più, anzi che sarebbe sorto un contrasto fra la stessa e i moderni studi economici: e poiché il sistema della concorrenza non porta a quel livellamento dei redditi nei vari paesi, ,come nei vari settori di investimento, se ne è dedotto che il progresso economico non si produce spontaneamente ed occorre 1nvece adottarlo come obiettivo di politica . economica. L'Italia è uno dei paesi maggiormenti- ·interessati allo sviluppo economico, con le sue aree arretrate del Mezzogiorno, e -pertanto anche da noi la ricerca e lo stu- •dio dei suoi problemi sono stati sviluppati sul piano teorico, anche se si può ·aggiungere ·che siano, rispetto agli altri ·paesi, ancora all'inizio. Un contributo vasto e intelligente a tali ricerche e studi .-ci viene ora offerto dalla pubblicazione dell'Università del Sacro Cuore. Il volume ·è presentato da Francesco Vito, che svolge e sviluppa molti temi nel corso dello stes~o, ed è ricco di saggi, ognuno dei ,quali approfondisce il settore prescelto. Ricco a tal punto, che una lettura attenta ~i essi porta ad una vasta rielaborazione di temi e tesi, per cui ponderosa e infinita xisulterebbe una recensione per ognuno. Pur tuttavia essi conservano un filo conduttore, che la ricerca di gruppo oltre tutto imponeva a mantenere, e che alla fin fine viene fuori nitido e chiaro. Perché dal campo puramente teorico di come si presentano i problemi dello sviluppo economico e delle aree arretrate, o del pensiero marxista al riguardo, si passa a quello pratico delle alternative tecnologiche nella politica di sviluppo (Andreatto), della meccanizzazione agricola (Bo· nato), della politica fiscale (Brasca), del1'alternativa agraria all'industrializzazione (Calcaterra), della formazione del capitale e della politica creditizia (Feroldi), dell' autofinanz.iamento (Mazzocchi) e della popolazione (Vito). Un volume, come dicevamo, ricco, perché varie, ponderose e intelligenti le tesi in esso esposte ed esplicate, e che, pure, dello sviluppo economico non svolge tutte le problematiche che ne derivano. Giacché le aree arretrate, se pur possono essere facilmen,te classificate, portano con sé una vastità di ipotesi, di previsioni, di piani, che non basteranno certamente questi soli studi, anche se condotti in ottima maniera, a definirli e precisarli. Basti pensare ad esempio, alla industrializzazione delle aree arretrate, con tutti i i suoi problemi, ia localizzazione, il decentramento o l'accentramento e la scelta dei rami di produzione. E basta ancora qui accennare alla poli tica dell' err1igrazione, come conseguenza di quella della popolazione, pur anche così ben svolta dal Vito: politica dell' emigrazione, che tranne gl'interventi di questa stessa rivista, dagli altri poco o niente viene sfiorata, e forse in questa carenza [125 J Bibloteca Gino Bianco ..

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