coloro che, di quei tempi, d'arbitrio e di privilegio erano divenuti maestri ». E risale al '38 un coraggiosissimo commento polemico del Calamandrei - nel suo La crisi del processo civile i·n Germania - alla proposta del giurista nazista Baumach di << pubblicizzare >> il processo civile, abolendo il processo civile dispo- . . s1t1vo. << Questa trasformazione - ammoniva Calamandrei - sarebbe l'abolizione del diritto stesso ». E' questa tedesca << una vasta corrente dottrinaria, la cui direttiva ( << Kampf wider das subjektive Recht ») va a sfociare contro il concetto stesso di diritto soggettivo, e cerca di corroderlo fino a farlo crollare ». La sua coraggiosa resistenza militante sul piano scientifico, si integrò in un costante costume di solidarietà umana nel- !' esercizio dell'avvocatura. La toga - scriverà nell'agosto del '43 Calamandrei -- rimase in quegli anni << l'unico simbolo superstite di fierezza civile ». I poveri, gli umiliati e i sopraffatti trovarono la sua porta aperta. << L'avvocato vero - è scritto nell'Elogio dei Giudici - quello che dedica tutta la sua vita al patrocinio, muore povero; ricchi diventano soltanto coloro che sotto il titolo di avvocati sono in realtà commercianti o mezzani! ». E l'esplosione di fede del C. nella forza ricostruttrice della libertà, dopo il '43 si può riscoprire fra gli insegnamenti che fecero -partecipi anche noi del grande fermento di rinnovamento civico che animò gli anni immediatamente successivi alla Liberazione. I limiti e le garanzie di questa fede furono fermati nella Carta Costituzionale, alla cui elaborazione il Calamandrei si accinse con la profonda persuasione che una operosa struttura democratica deve fondarsi essenzialmente sulla libertà dell' indiv,:duo nella società, per la società. << Alla base della concezione democratica, che è una fede morale prima che un programma politico, vi è infatti una idea di solidale autonomia, che vale ugualmente nei rapporti fra i cittadini di uno stesso stato, tra le regioni di una stessa patria, tra le nazioni di una stessa comunità internazionale: l'idea che la libertà di uno dipenda scambievolmente dalla libertà degli altri, e che l'autonomia propria non può essere assicurata che dal rispetto, che è limitazione reciproca, delle autonomie altrui. Il principio centrale della democrazia più che nella libertà sta nella solidarietà: nella interdi·pendenza p,:uttosto che nella i·ndipendenza. Per ques.to, se il popolo italiano riuscirà a darsi nella Costituente un ordinamento interno veramente democratico, avrà in ciò creato anche un organismo internazionalmente socievole~ cioè disposto e idoneo, per naturale sviluppo dei principi da cui è animato, a rifuggire dal nazionalismo e a sentire quella solidarietà tra i popoli che spinge a cercare imprese e vincoli in una comunità internazionale più vasta della nazione :s>. E le libertà f ondamental1: delle comunità civili egli proponeva di tutelare in forn1a ancora più compiuta di quanto non affermassero sia la Dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo nè la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti del- /' uomo e delle libertà fondamentali, che fu stipulato in Roma fra varie nazioni europee il 4 novembre del 1950. « ( ... ) si potrebbe fare un passo più [121] BiblotecaGino Bianco
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