presa di contatto dei due comandi militari per lo studio delle questioni di disposizione e di concentramento delle truppe e il 4 giugno le commissioni militari decisero il raggruppamento per zone omogenee. E qui è necessario fermarsi un momento, poichè si pon·e una questione decisiva pel giudizio su tutto il neg•oziat-odi Ginevra e per la polemica che seguì al1' accordo finale: la questione cioè dello stadio raggiunto dai negoziati nei primi giorni di giugno. Lo stato attuale della documentazione non consente ovviamente alcun giudizio definitivo, ma sembra che si possa dire ch·e già in quei giorni le grandi linee qell'accordo erano state po•ste. Proprio l'accordo di massima del 4 giugno autorizza una siffatta ipotesi: la decisione di raggruppare gli opposti eserciti per zone omogenee era troppo importante per poter essere soltanto una decisione militare. Nessun generale francese avrebbe potuto prenderla di sua iniziativa per la semplice ragione che essa era un decisione politica la quale implicava u11 accordo politico assai più vasto: la spartizione dell'Indocina in due zone di influe11za, una soluzione coreana per la p·enisola indocinese. Evidentemente dove sarebbero stati gli eserciti ivi sarebbe stata anche una presenza politica: qt1ando si decideva di concentr.are il corpo di sp1 edizione francese in una certa regione e l'armata comunista in un'altra si decideva anche che la prima regione sarebbe stata sotto l'influenza occidentale e l'altra sotto qt1ella comunista. Anche se i ministri non se l'erano detto tra loro, ciascuno l'aveva detto a se stesso ed al proprio governo; e tutta la contrattazione successiv;i sarebbe servita soltanto a decidere l'estensione delle zone che ciascuna parte voleva per sè. Del resto il fatto che nell'incontro diretto del 7 giugno Bidault e Molotov giungessero rapidamente ad un accordo sulla composizione della commissione internazionale di controllo dell'armistizio, prova che la situazione si andava rapidamente chiarendo. Nè sembra che il lungo discorso di Molotov del giorno successivo, in cui il ministro russo proponeva un suo proprio piano per l'Indocina - un piano in base al quale le questioni politiche dovevano essere considerate assieme a quelle militari e nel quale si prevedevano quelle elezioni libere che egli aveva tre mesi prima così osti11atamenterifiutate alla Germania, - possa dimostrare il contrario: poichè esso rientra nella tattica tipica della diplomazia sovietica, consistente nel rimettere in discussione ciò che era parso pacifico la vigilia ,allo scopo di ottenere delle concessioni su quel che si sarebbe discusso l'indomani. Nè va dimenticato che il discorso di [108] Bibloteca Gino Bianco
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