stelle le generalità che De Gaulle enunciava in una sua co11ferenza stam-- pa. Certo De Gaulle aveva rappresentato la Francia in un momento particolarmente difficile della storia del suo paese, anzi aveva incarnati i valori della Francia eter11ia:l'indomito spirito di libertà, la fierezza istintiva, la incrollabile fiducia nella verità della civiltà occide11tale.E nel gesto di supremo coraggio e di fede assoluta si bruciava110 in qualche modo anche i motivi meno puri; le inter1zioni meno alte e più terrene che potev,ano aver- ]o spinto, con gli altri più nobili motivi e le altre più elevate intenzioni, alla sua scelta. Che i rancori e gli odi contro q11estoo quello, contro i tedeschi o contro i più sciocchi dei vecch.i generali francesi o contro dei ministri disistimati o contro un regime tenuto imbelle, fossero entrati nelle sue decisioni ·era, tuttavia, un fatto: e ciò doveva diventlare tanto più evidente quando gli anni cominciarono a decantare i ricordi e a mostrare la deficienza di temperamento politico e di preparazione ideologie.a dell'uomo, quando il lungo allontanamento dal potere e la più volte affermata volontà di ritornarvi solo mercè un mutamento profondo di regime mostrarono quanto tiepid.a e provvisoria fosse la fede liberale e democratica del generale. Nel 1940 il suo esasperato amor di patria era coinciso esattamente con la difesa dei valori di libertà; a partire d,al 1946 si potè vedere come la terribile fornace della guerra non avesse bruciato in lui lo spregio del militare pei borghesi, l'incomprensione delle necessità, anche di quelle in apparenza futili o addirittura dannose, di un regime di partiti, la polemic.a contro le « pratiche corrotte>> del parlamentarismo. E si potè vedere altresì come il profondo mutamento dell'equilibrio politico mondiale non avesse scosso affatto il programma di un ufficiale educato nell'atmosfera del '14: il sogno di restaurazione di una potenza ormai tramontata, la disperata e solitaria affermazione di grandezza. Nè De Gaulle nè i suoi seguaci riflettevano che altra era stata la genuina grandezza fra11cese e che nel 1940 l'Europa sbigottita aveva sentito che il passo delle S.S. sul selciato di Parigi scandiva quasi la sua marcia funebre non perchè ess,apensava alle vittorie di Turenne e di Na·poleone, ma perchè si riconosceva fi-· glia della Grande Rivoluzione e delle energie liberali da questa sprigionate, perchè per decenni aveva portato nel cuore un'immagine della Francia in cui il pomposo ornamento delle glorie militari era quasi un impacci.o, l'immagine di una Fran•cia lìbera, civile, umana. Naturalmente la freddezza nordica di De Gaulle, il sentimento [101] Bibloteca Gino Bianco
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