ricord.ava che si doveva leggere nelle sue parole l'jntenzione di restaurare l'antico impero carolingio; se., invece, qualche giornalista tedesco mostrava poca fiducia nell'europeismo si interpretavano i suoi articoli come prova dell'effettivo desiderio della Repubblica di Bonn di far da sola la sua strada. Tutto, insomma serviva allo scopo, e mentre nei giornali o sulle piazze durava la polemica, nei corridoi di Palais Bourbon o nelle sedi di partito si preparavano i piani più diversi. I gollisti attendevano il governo al primo passo pericoloso, decisi a tutto; i cattolici, se non facevano altrettanto, almeno riprendevano a parlare della maggioranza <<sociale ed europeistica >>che avreb·be fatto perno su essi e riportato i socialisti alle responsabilità del potere; i comunisti si mostravano dei virtuosi della propaganda, sostenitori zelanti della sovranità e puntigliosi assertori del nuovo <<fronte>>,non più popolare ma nazionale. I moder~ti, dal canto loro,. sognavano ad occhi aperti quel ritorno di Pinay al potere che avrebbe consentito di raggiungere ta11tirisultati in una volta: amput.are alla C.E.D. i suoi artigli più pericolosi ed offrire agli eroi della sovranità nazionale quella soluzione di ricambio che tr,asformasse l'esercito integrato nell'armata di t1na coalizione tradizionale; esorcizzare lo spettro dell'integrazione politica ed economica e garantire quindi tranquillità a tutte quelle strutture parassitarie che si sentivano minacciate dal processo di unificazione; impedire finalmente che i voti socialisti contribuissero alla rettifica del tr.attato ed allontanare perciò il pericolo di una maggioranza conservatrice. Troppo per una sola operazione, ed essa in realtà, malgrado i colloqui di Pinay con De Gaulle, non visse altrove che nel cervello di qualche stratega moderato a caccia di novità: avreb·be potuto mag,ari riuscire in tempi tranquilli, ma non certo in momenti di così roventi passioni e proprio mentre tutti i partiti tentavano un ultimo sforzo di definizione e mentr~ l'intiera situazione internazionale 11arev.ain pieno movimento. Fu proprio il vecchio partito radicale a compiere per primo il tentativo di fare l'unanimità su un problema così grave: approvata r,apidamente, dopo un forte discorso di Edgar Faure, la politica economica del governo, tutte le lacerazioni e le divisioni sulle questioni europee no11 tardarono a mostr.arsi i11 piena luce. Dopo che Renè May~r ebbe ribadita la sua professione di fede europeistica in modo alquanto generico e troppo conforme all'oratoria sentimentale, toccò a Gaillard di difendere, contro l'autorità di oppositori come Herriot, le ragioni della Comunità Eu- [92] Bibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==